Ai direttisti non piacciono i giornalisti. Chi coltiva l’appello diretto al popolo, via tv, o più modernamente via social, non ama fare i conti con il quarto potere. Essenziale per la democrazia, anche quando sbaglia. «La vera piaga di questo paese è la stragrande (sic!) maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente», parola di Di Maio dopo l’assoluzione della Raggi. Di Maio, però, quei media così «corrotti intellettualmente e moralmente» non ha problemi a frequentarli con patologica assiduità. In 40 giorni è andato 10 volte in programmi tv, una ogni 4 giorni. A settembre è stato con quasi 14 ore il politico più presente nei programmi extra tg (dati Geca Italia), un record che detiene da quando è al governo.

Dunque siamo alle solite. C’è di più solo la delusione di chi da ’questi di adesso’ si aspettava qualcosa di meglio rispetto a ’quelli di prima’. Per intenderci: a Craxi che chiamava «intellettuale dei miei stivali» chi non la pensava come lui; a Berlusconi che cacciava Biagi, Santoro, Luttazzi dalla tv e De Bortoli dal Corriere; a quella parte della sinistra, ahinoi, che oggi si strappa le vesti ma ha avuto in famiglia un D’Alema che affermava che i giornali sarebbe stato «un segno di civiltà lasciarli in edicola» e un Renzi che di intolleranza verso i media non ne ha certo lesinato: «Non hanno capito chi ha vinto» disse Anzaldi contro Giannini, mentre De Bortoli ha raccontato, a proposito di Renzi, di suoi sms irriferibili. Riteniamo che «puttane», «sciacalli», «pennivendoli» siano espressioni inqualificabili anche di fronte ad un giornalismo che ti attacca con una ricorrenza sospetta di partito preso.

Ma tra Facebook, Twitter, o le ospitate continue in tv senza contraddittorio i leader dei Cinquestelle non hanno avuto certo il problema di raccontare la loro versione della realtà a un pubblico ben più largo e numeroso di quello dei giornali. Il fatto è che, abituati a rivolgersi ai cittadini attraverso una tv genuflessa e i social, strumenti dove, per citare un D’Alema d’annata, «non ci sono mediatori», da tempo i politici al potere non sopportano più i corpi intermedi, assimilati alle odiate élites. I grillini non fanno eccezione, ma adesso per loro è scattata anche la sindrome dell’assedio, del complotto, della cospirazione contro. Quando ciò accade non è un buon segno. La storia racconta che non ha portato mai bene, anzi spesso ha segnato l’inizio della parabola discendente. Da Craxi a D’Alema, da Berlusconi a Renzi. Mentre Salvini gongola.