La sindaca di Monfalcone, la leghista Annamaria Cisint, non si accontenta di riscrivere la storia accogliendo la X Mas e cancellando i segni della lotta partigiana: pretende anche, da sempre, che le migliaia di stranieri (bengalesi soprattutto) che lavorano al Cantiere navale si facciano di nebbia, non mostrino traccia della loro cultura o dello stesso esistere. Un lungo elenco di iniziative perché non salissero sugli autobus, non giocassero a cricket, non affollassero le scuole con tutti quei figli… Da ieri decide la sindaca come devono vestirsi andando al mare. E se la prende in primis con le donne.

Secondo Cisint è diventato inaccettabile «il comportamento dei musulmani che entrano in acqua con i vestiti creando insopportabili conseguenze nella salvaguardia del decoro» tanto più che «chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi che vigono nel contesto italiano e locale». Non contenta, ammonisce: «Non possono essere accettate forme di ’islamizzazione’ del nostro territorio» con i monfalconesi sconcertati da queste pratiche «di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell’igiene». In acqua vestiti sarebbe un «capovolgimento di ogni regola di convivenza sociale» secondo Cisint. Insomma, permetterà l’accesso all’arenile e in acqua solo se «con costumi da bagno».

Non è razzista Cisint (dice), pensa sicuramente sia un modo per «emancipare» quelle povere donne perché la civiltà passa per l’abito e noi qui siamo libere, libere di mostrare le gambe, persino la pancia se ci va. Reagisce il Pd con il capogruppo in Consiglio regionale Diego Moretti e anche i consiglieri di opposizione del Patto per l’Autonomia: «Le dichiarazioni della sindaca di Monfalcone sarebbero semplicemente ridicole e assurde se non fosse per il fatto che arrivano da una rappresentante delle istituzioni e da una delle figure di spicco del principale partito di maggioranza in Consiglio regionale»; esce un duro comunicato firmato da Cristiana Morsolin – la candidata della sinistra nelle ultime elezioni comunali. Forse il commento più azzeccato, però, resta quello del sindaco di centrodestra di Grado Claudio Kovatsch: «Ma… che fastidio danno?».