«È arrivata la primavera, gli uccellini cinguettano e abbiamo più ore di luce – ergo, è tempo di leggere di più», scrive sul Washington Post Sophie Nguyen, non immaginando che da queste parti in molti arriverebbero a conclusioni diverse. Piena di buona volontà, comunque, Nguyen si rivolge ad alcuni lettori forti chiedendo che condividano i segreti grazie ai quali macinano pagine, digitali o di carta. Lettori forti, abbiamo detto, usando l’etichetta che in Italia si applica a chi legge almeno un libro al mese, ma sarebbe stato più corretto parlare di energumeni.

La più «pigra» delle persone interpellate, Rachel Dawson, social media manager a Richmond, Virginia, legge ogni anno tra i 150 e i 200 libri, mentre il capogruppo, Paul Scott, pensionato residente in California, non accontentandosi degli 388 testi letti nel 2023, punta nel 2024 a quota 400 e spiega un po’ per scherzo che il suo amore per la lettura è nato per compensare un’istruzione scolastica mediocre: «Mi sono imbattuto in un brano in cui si parlava delle tempeste di sabbia, le dust bowls, ho voluto saperne di più, e di libro in libro, mi sono ritrovato nella tana del bianconiglio…».

Già lettore fortissimo (circa cento testi l’anno) negli anni in cui lavorava, Scott ha avuto un’illuminazione quando, ormai in pensione, si è ritrovato confinato a casa per il covid: «La pandemia mi ha fatto vedere con chiarezza come volevo trascorrere il mio tempo libero. Alla tivù non c’era niente e io mi sono reso conto che avevo lunghe ore vuote ogni mattina. È stato allora che mi sono detto: ‘Accidenti, potrei davvero passare più tempo a leggere». E agli eventuali emuli Scott consiglia di non dimenticare mai che «lo spazio dedicato alla lettura è sacro» e di investire maggiori energie al momento di cominciare un testo («Se si vuole davvero leggere un libro, è meglio partire con cento o duecento pagine, altrimenti si rischia di perdere lo slancio»). Non sono consigli originali, ma fra i trucchi proposti alcuni ci mettono di fronte a un’idea di lettura ben diversa da quella a cui si era abituati fino a non molti anni fa.

Il caso più significativo è quello di Allison Whack, veterinaria nel Maryland, una media annua di circa 300 testi. Molto impegnata sul lavoro, in famiglia (ha due figli piccoli) e nel volontariato scout, Whack «legge» quasi solo audiolibri, gira ovunque con le cuffie e per non perdere tempo, ascolta tutto a velocità tripla. Sembra una tortura, ma lei assicura che «no, non bisogna lasciarsi intimidire, si può fare!». E sicuramente si può, non altrettanto certo che si voglia. E tuttavia è un dato di fatto che per molti (non solo i giovanissimi) la lettura non è più quella di una volta e che si legge sempre di meno o, meglio, si passa molto più tempo di prima a leggere (messaggi, didascalie, brevi frasi sui social) ma questo non si traduce in un aumento della lettura di testi complessi – di libri, insomma.

Lo scrive sul New Yorker Jay Caspian Kang, segnalando che il numero di libri letti in media dagli statunitensi in un anno è passato dai circa 18 del 1999 ai 12 del 2021.
Eppure Kang – giornalista, documentarista, autore di un paio di libri ben recensiti – vede anche dei vantaggi nella dispersione della lettura fra supporti diversi: «Come i grandi modelli linguistici che si suppone ci sostituiranno, noi recepiamo le parole con gli occhi, le ordiniamo nella nostra testa e le risputiamo in una sequenza che imita una voce», e dunque una lettura «multimediale» può avere conseguenze impreviste e positive. Difficile per ora esprimersi, ma il tempo in cui ChatGPT e i suoi discendenti artificiali e umani produrranno l’equivalente di Guerra e pace sembra lontano.