Ci siamo. Dopo la cerimonia inaugurale, senza gli interventi del presidente Dilma Rousseff e del capo della Fifa Blatter, stasera tocca al Brasile (ore 22 italiane) avviare l’edizione più discussa nella storia dei Mondiali. Sudamericani contro la Croazia. Non è un esordio facile per i pentacampeao. È la seconda volta che sfidano i croati nella gara inaugurale: era successo anche nel 2006 quando i verdeoro si imposero per una rete a zero grazie a Kakà, stavolta lasciato a casa dal commissario tecnico Scolari.

Il Brasile nella sua storia ha steccato la gara d’esordio soltanto due volte, nel 1934 contro la Jugoslavia e nel 1938 contro la Spagna. Da allora 15 vittorie e pareggi. La Croazia è invece alla sua quarta partecipazione al Mondiale: il risultato migliore lo ottenne a Francia 1998, terza con le magie di Davor Suker, punta del Real Madrid. Ora tocca al Brasile dal format europeo, immagine e somiglianza del suo commissario tecnico, Felipe Scolari. L’isteria collettiva ha già superato i livelli di guardia. Pazzesca la pressione sulla Selecao.

La Nazionale che deve vincere, sollevare la Coppa che manca dal 2002, con Ronaldo sovrappeso, capigliatura con inguardabile mezza luna, ma sempre Fenomeno. E che vuole alzare la Coppa in casa, liberandosi della sindrome del Maracanazo 1950, forse la partita Mondiale più bella di sempre contro l’Uruguay: Coppa alla Celeste contro i brasiliani superfavoriti, tifosi in lacrime al Maracanà. Ora, poco, pochissimo spazio al futbol bailado, tanta sostanza, visione tattica.

Una cover dell’edizione tutta sostanza del 1994, con il successo di Romario e compagni sull’Italia di Arrigo Sacchi e Roberto Baggio, incerottata e cotta dall’umidità americana. Scolari va in campo con il 4-2-3-1 che porta dividendi alle grandi squadre nei campionati d’Europa: ali larghe, possesso palla, capacità di chiudersi per poi ripartire. Insomma, il vecchio contropiede. Con la pressione che sta già divorando i calciatori brasiliani. Partendo da Neymar, il globetrotter delle multinazionali che ha rischiato di perdersi la gara d’apertura per un infortunio alla caviglia, pericolo poi rientrato.

Un sorriso – spesso triste – ai tifosi, una foto sui social network, un paio di palleggi: così sale il conto in banca ma l’attaccante brasiliano viene da una stagione difficile con il Barcellona. In Brasile c’è un 22enne che si arricchisce interpretando il suo sosia in tv, a feste private, sui cartelloni pubblicitari della città, con un sito personalizzato. E la maglia del giovane brasileiro è la più venduta nel Paese sudamericano (dove le casacche sono acquistabili addirittura nei distributori automatici, potere degli sponsor).

Insomma, Neymar, star che ancora deve mostrare di esserlo sul rettangolo di gioco. Assieme a lui, ex del campionato italiano come il portiere Julio Cesar, mentre nel reparto offensivo ci sono i talenti Oscar e Hulk. Ma manca il killer, il goleador, la punta di valore che ha sempre messo il Brasile davanti a tutti nelle edizioni precedenti dei Mondiali: da Careca a Romario, fino a Ronaldo. Passando per le meteore Adriano e Pato. Ora c’è Fred, ex Lione, che fa gol. Ma non è un crack.

Per arrivare di nuovo al Maracanà si parte dai croati, che tornano ai Mondiali dopo l’assenza a Sudafrica 2010. Assente Mandzukic, centravanti in uscita dal Bayern Monaco, per squalifica, fiches puntate sul duo di centrocampo Kovacic-Modric: tecnica, inserimenti, personalità. Eredi della scuola slava, con Modric rivitalizzato dalla gestione Ancelotti al Real Madrid. Con loro una serie di giovani affamati di grande calcio e di qualche ingaggio da strappare nei top 4 campionati europei.

Mentre domani (ore 21) è il turno di Spagna – Olanda, le due finaliste di Sudafrica messe assieme dal calendario nel girone G. Scontro extralusso: spagnoli all’ultimo giro per il successo finale prima del ricambio generazionale, da Xavi a Casillas, con la cicatrice della sconfitta in finale contro il Brasile nella Confederation’s Cup dell’anno scorso. Gli orange invece si giocano il gettone con Robben, Sneijder, Van Persie, per vincere finalmente un Mondiale. L’unica Coppa che conta è datata 1988, Europei in Germania vinti dal trio milanista Gullit – Rijkaard – Van Basten. Altri campioni, altro calcio.