Prendiamo un fan della saga videoludica di FromSoftware Dark Souls: dopo il terzo e finora ultimo capitolo uscito nel 2016, si trova a digiuno di un gameplay originale che si può perfettamente riassumere nella “tag-line” del gioco: “Prepare to die”: preparati a morire. Perché tutta la serie – un gioco di ruolo ad ambientazione dark fantasy – mira a mettere in condizione il giocatore di morire ripetutamente in tutte le fasi del gioco, sia tramite nemici coriacei e boss mastodontici (che s’iniziano ad incontrare fin dalle prime fasi del gioco), sia tramite un gameplay che rimette in gioco tutti i nemici eliminati ad ogni salvataggio. Per alleviare il digiuno Steamforged Games, società inglese di giochi da tavolo, ha realizzato la versione Dark Souls The Board Game, testandone l’appeal tramite Kickstarter e quindi pubblicando il gioco a livello internazionale (Italia compresa). Dark Souls TBG è un gioco cooperativo in cui da uno a quattro giocatori devono esplorare un dungeon per sconfiggervi i nemici, raccogliere le anime e gli eventuali tesori presenti e sconfiggere il boss finale. I nemici (che raffigurano, tramite miniature, i mostri che popolano i videogame), ricompaiono nei livelli (in gergo “respawn”) ogni volta che i giocatori – che agiscono come squadra – muoiono o comunque tornano al falò all’inizio del dungeon per ripristinare la salute e per “acquistare” armi e potenziamenti con le anime raccolte. Benché Dark Souls TBG sia divertente anche come partita singola da giocare occasionalmente, offre il suo meglio organizzando una campagna. Se i nemici infatti agiscono in automatico secondo regole specifiche per ogni loro tipologia, il gruppo di guerrieri chiamato a sconfiggerli deve coordinare le abilità per riuscire ad avere successo, ed anche la spesa delle anime per acquistare potenziamenti avviene in modo cooperativo. Per questo, livello dopo livello, con l’aumentare della difficoltà dei dungeon può aumentare anche la potenza ed il livello di affiatamento dei giocatori rendendo la versione da tavolo un vero e proprio gioco di ruolo.

Non sono solo però i fan di Dark Souls ad attrarre l’attenzione dei creatori di board games, perché ormai buona parte dei videogiochi di successo ottiene una controparte da tavolo, in un panorama decisamente in crescita. Asmodee Italia ha appena pubblicato un gioco ispirato ad un altro videogame di FromSoftware: Bloodborne: Il gioco di carte. Con la solita inflessibile crudeltà, nel videogioco dovevamo vagare come cacciatori di mostri nella gotica vagamente nord europea città di Yharnam collezionando “echi del sangue” che – esattamente come le anime in Dark Souls – ci permettevano di aumentare il nostro livello e migliorare le armi a disposizione. Il gioco di carte riunisce da 3 a 5 giocatori che impersonano i cacciatori che devono uccidere mostri e boss comandati da un boss finale che varia le condizioni dello scontro. Non si tratta tuttavia di un gioco completamente cooperativo perché vince il cacciatore che ha raccolto e salvato più echi del sangue e, durante il combattimento coi mostri, i cacciatori sono spinti ad attuare tattiche che penalizzino gli altri giocatori. A differenza di Dark Souls in cui un singolo livello ha una durata media non inferiore alle due ore, Bloodborne è un gioco veloce, da 40-60 minuti per partita.

Concludiamo questa carrellata riassuntiva con un gioco molto particolare ed insolito. Anche This War Of Mine nasce come videogioco (sviluppato da 11 bit studio), per dispositivi mobili (Android e IOS) e Windows e convertito anche per PS4 e Xbox One. Il videogioco è ispirato all’assedio di Sarajevo e chiede al giocatore di cercare di far sopravvivere per il maggior numero di giorni possibile un gruppo di civili rifugiati in una casa semidistrutta dai bombardamenti nella città sotto assedio militare. È un videogioco emotivamente terribile perché ogni azione comporta delle scelte su a chi assegnare le risorse alimentari o sanitarie, su chi privare di qualsiasi sostegno e vedere alla fine morire. Come viene tradotto tutto ciò nelle dinamiche del gioco da tavolo pubblicato in Italia da Pendragon Game Studio? Fondamentalmente realizzando un gioco dove tutti i giocatori sono chiamati a decidere assieme le sorti dei sopravvissuti e con l’introduzione di elementi narrativi assenti nella versione elettronica. Le dinamiche per gestire il gruppo di sopravvissuti sono dettate da un sistema che ricorda, in versione estremamente più complessa, quello dei libri-game. Benché la confezione indichi un numero di giocatori da 1 a 6, in realtà non vi è alcun limite perché le azioni dei sopravvissuti sono decise assieme da tutti i giocatori e il passaggio di turno e l’individuazione del giocatore attivo è significativo solo nel caso di discordia sulle azioni da effettuare. Proprio per il suo livello di complessità, il gioco ha bisogno di un discreto “rodaggio” perché i giocatori familiarizzino con i meccanismi presenti. Una volta però presa confidenza col sistema di regole, il gioco diventa molto coinvolgente e si empatizza coi poveri sopravvissuti alla disperata ricerca di cibo e di difese dall’inverno e dai predatori (topi, altre bande di sopravvissuti, soldati appostati che prendono di mira chiunque si avventuri di giorno al di fuori dei rifugi, ecc.). Interessante inoltre la possibilità di “salvare” il gioco mediante le apposite schede dati e continuarlo in successive sessioni, anche perché, soprattutto nelle prime partite, i 120 minuti di durata indicati nella confezione vanno non solo aumentati, ma moltiplicati.

Ovviamente i giochi da tavolo ispirati ai videogiochi sono tanti, dal nuovissimo Super Mario: Level Up (dV Giochi) gioco veloce ed adatto ai più piccoli, al più complesso The Witcher (Giochi Uniti), alla versione da tavolo di DOOM, un semicooperativo che vede da uno a quattro marine spaziali dover affrontare i demoni controllati dal quinto giocatore, in attesa della pubblicazione italiana da parte di Asmodee. Spesso non si tratta solo di stratagemmi per acchiappare i soldi dei fan ma di opere ludiche che riescono a trovare soluzioni interessanti e coinvolgenti per riproporre il feeling del videogioco amato ma anche per appassionare e divertire chi quei videogiochi non li abbia mai provati prima (magari portando loro nuovi fan) creando occasioni di divertimento condiviso. In più giocare assieme ad un board game ha un plus che il videogioco non riesce a raggiungere: anche se vestiamo i panni del giocatore perdente, raramente la situazione sarà carica di frustrazione, perché si tratta comunque di un’esperienza condivisa con persone che proprio anche grazie al gioco abbiamo imparato a conoscere (meglio).