Grazie all’editore L’Arachnéen, per la prima volta in Dvd in Francia è uscito un nostro classico per la televisione, ovvero Diario di un maestro (Vittorio De Seta, 1973), il cui soggetto è tratto dal libro autobiografico Un anno a Pietralata di Albino Bernardini. L’edizione del Dvd è accompagnata da un libro curatissimo.

Come si legge dalla quarta di copertina, il tutto nasce da una idea dello storico di cinema e programmatore Federico Rossin, che firma uno dei saggi del volume. A completare i contributi ci sono una trascrizione da Quando la scuola cambia (Vittorio De Seta, 1978), un saggio su pedagogia, politica ed editoria in Italia (1945-1980) di Francesco Grandi, un post scriptum di Sandra Alvarez de Toledo.

L’operazione è meritoria, e fa (ri)scoprire ai francesi un capolavoro dei nostri anni ’70, la cui forza, espressiva e pedagogica, rimane insuperata. Inoltre, può essere l’occasione per capire come l’Italia di quegli anni fosse all’avanguardia nella ricerca di nuovi modi per ripensare il cinema documentario e la scuola tradizionale.

PROCESSI COLLETTIVI
Negli interventi saggistici, un riferimento fondamentale è il lavoro svolto da don Lorenzo Milani. Lo ricorda Alvarez de Toledo nella sua nota, in cui poi include estratti da Lettera a una professoressa – in una traduzione rivista rispetto all’originale, pubblicata in Francia nel 1968 – e avvicina quell’esperienza al Diario di De Seta, rimarcando la presenza di processi creativi collettivi alla base delle due opere.

OPERAZIONE MERITORIA
Dunque, in sintesi, si potrebbe dire che uno dei meriti di questa edizione può essere quello di ricordare al pubblico francese interessato al cinema straniero l’importanza di don Milani nella società moderna, non solo in Italia.
Invece, focalizzando l’attenzione su Diario di un maestro, uno fra i suoi tanti meriti sarebbe quello di presentare una gioventù italiana degli anni ’70 non soggetta alla corruzione consumistica, lontana quindi dalla nota interpretazione pasoliniana. La scuola dell’estrema periferia romana dove il giovane insegnante affronta il problema dell’abbandono scolastico con il suo approccio non convenzionale, parla oggi con la stessa potenza di cinquant’anni fa.
In merito, uno dei temi più interessanti di cui Rossin scrive è quello del parallelismo tra De Seta e Pasolini.