La Scuola della Nazione
L’Unità con l’apostrofo verde che vuole essere il giornale della nazione del Partito della Nazione, sotto la faccia sempre più sbigottita del povero Gramsci, parla in modo entusiastico della riformaccia […]
L’Unità con l’apostrofo verde che vuole essere il giornale della nazione del Partito della Nazione, sotto la faccia sempre più sbigottita del povero Gramsci, parla in modo entusiastico della riformaccia […]
L’Unità con l’apostrofo verde che vuole essere il giornale della nazione del Partito della Nazione, sotto la faccia sempre più sbigottita del povero Gramsci, parla in modo entusiastico della riformaccia epocale della Buona Scuola e spiega che, da ora in poi, la scuola «non sarà più uno stipendificio». Viene da chiedersi: a chi sta spiegando questa cosa qui? Chi tra i lettori di questo giornale stava evidentemente pensando che la scuola pubblica e laica italiana, la scuola della Costituzione, fosse solo uno stipendificio? Forse lo stesso governo di finta Sinistra? Forse il premier?
A parte che questi articoli sulla scuola della nuova Unità sembrano scritti nello stesso modo sciatto e pubblicistico in cui è stata scritta la Buona Scuola, – la Scuola della Nazione – che poi ricalca lo stesso modo vuoto e trionfalistico del premier, si nota la completa assenza di qualsiasi contraddittorio e l’oscuramento dell’unica vera notizia legata all’approvazione della riforma della scuola: il fatto che la maggior parte dei docenti e degli studenti italiani l’hanno bocciata. E che c’è chi sta pensando a un referendum per toglierla di mezzo.
Si legge: «Sta agli operatori e agli utenti, adesso, sfruttare le opportunità di una riforma per rendere la macchina veloce e in grado di stare al passo con i tempi. L’Italia non può permettersi di perdere altro tempo».
E’ bene che il governo e L’Unità, invece di parlare a vanvera di velocità e di qualità, prendano atto al più presto della realtà: prima del 2008, per esempio, la scuola primaria italiana era la prima in europa per qualità e la quinta al mondo (dati Ocse); da allora ad oggi, è precipitata in tutte le classifiche e sta continuando a precipitare. Con l’aiuto decisivo anche di Renzi e del suo governo, che hanno riportato indietro le lancette dell’orologio della storia della scuola italiana di almeno cinquant’anni. Sta agli operatori e agli utenti, se ancora ci credono, salvare la scuola della Costituzione di cui si sono perse le tracce.
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