Il noir è maschio. Ovviamente, ci sono state e ci sono scrittrici e protagoniste che hanno segnato, arricchendola, la storia del giallo. Basti pensare alle trame di Agata Christie o a quelle, in anni recenti, di P. D. James o Anne Holt. Presenze che non hanno però cancellato il segno maschile del noir. Non solo perché la maggioranza degli scrittori sono maschi, ma anche perché è un genere che fa del crimine il termometro e sinonimo della violenza dei rapporti sociali, dentro i quali la differenza sessuale svolge un ruolo fondamentale nel confermarli, legittimando la subalternità delle donne a un ordine patriarcale, che seppur in crisi, manifesta – lo centellinano le uccisioni o gli stupri di donne – colpi di coda brutali. Sono dunque da leggere con attenzione i tre racconti che hanno come protagoniste tre poliziotte firmati da Massimo Carlotto, Giancarlo de Cataldo e Maurizio de Giovanni.

Le Sbirre (questo il titolo del volume edito da Rizzoli, pp. 219, euro 18,50) hanno alle spalle una vita passata in grigi commissariati, svolgendo mansioni non entusiasmanti. Ognuna di loro ha dovuto lottare per farsi largo in un mondo maschile e sessista. Ognuna ha dovuto rompere la gabbia di regole e di una morale che la costringeva a vivere nel limbo o nell’infermo delle vittime: donne da proteggere o prede da conquistare.

GLI SCRITTORI di questo libro hanno una lunga esperienza nel noir. Nei loro romanzi non ci sono state protagoniste donne, eccetto che per Massimo Carlotto, autore assieme a Marco Videtta della serie delle «vendicatrici» (pubblicata da Einaudi). In questa raccolta sono le sbirre a scandire le storie della criminalità organizzata, sia quando si svolgono alla frontiera italiana del nord-est che quando esplorano il lato oscuro e profondo della Rete; o quando ricostruiscono la vita, l’amore e la morte di un giovane ricercatore partendo da frammenti emotivi, discorsi, foto di altri tempi.

MASSIMO CARLOTTO sceglie una donna stanca di una vita ordinaria e conformista alla quale si ribella a modo suo. Diventa amante e complice di un poliziotto forse corrotto, forse no. Ogni 21 giorni i due si incontrano per passare una notte di passione erotica e durante la quale organizzano, in cambio di mazzette, il passaggio di informazioni vitali per i traffici criminali della mafia bulgara. Tutto va in pezzi con la morte dell’agente. La sbirra dovrà scegliere se consegnarsi alla giustizia o salvare la pelle. Scoprirà elementi della sua personalità da sempre rimossi. E imparerà ad apprezzare una rudezza relazionale con altre donne che la libererà dalle maschere dell’ipocrisia indossate nella sua vita borghese.

L’IPOCRISIA è anche il filo rosso del secondo racconto, firmato da Giancarlo de Cataldo. Lo scrittore romano conduce la sua protagonista nel deep web. Oggetto delle ricerche on line è una strana congrega di cultori dell’odio, della meritocrazia e di un feroce ordine gerarchico dove ci sono vincenti e vittime predestinate a soccombere a causa delle loro debolezze e demoni interiori. La poliziotta ha una intuizione. Per il collega maschio, suo superiore, l’intuizione è cosa da femminucce che nulla ha a che fare con il lavoro investigativo. Alla sbirra non rimane che l’ipocrita atteggiamento remissivo da donna debole e indifesa che tanto piace ai maschi di potere. Nel frattempo scenderà nel deep web e scioglierà i nodi di una rete criminale.

VITE AL CONFINE tra rispettabilità borghese e trasgressione. È questa d’altronde la frontiera violata dalla terza poliziotta messa su carta da Maurizio de Giovanni. La donna ha lavorato alle intercettazioni per una vita, dopo aver abbandonato marito e figlio piccolo perché innamorata di un suo collega. In tanti anni, ha imparato bene il mestiere investigativo. Sa connettere informazioni diverse per tessere un quadro di insieme coerente e così risolvere i casi che si trova ad affrontare.

I TRE SCRITTORI presentano racconti avvincenti che avrebbero però meritato una narrazione più distesa. Hanno inoltre il pregio di sgomberare il campo dagli stereotipi. Le sbirre sono donne che nel lungo apprendistato alla libertà hanno imparato a piegare e forzare a proprio favore i ruoli sessuali. Sanno cioè come aggirare le convenzioni sociali. È un modo di essere il loro che riflette il «grande disordine relazionale» del presente. Non è poca cosa. Adesso serve che gli editori comincino a pubblicare romanzi noir che non solo abbiano come protagoniste donne, ma che siano stati scritti da donne.