Poligrafici Editore è
il gruppo di proprietà
della famiglia
Riffeser-Monti
che ne è il maggiore
azionista.
Pubblica QN –
Quotidiano nazionale
-, La Nazione, Il resto
del Carlino e Il Giorno
oltre che a una serie di periodici.
Il gruppo nel 2009 realizzava
ricavi per 242 milioni di
euro che negli ultimi hanno
ha subito una lenta flessione
fino agli attuali 162 milioni.
La flessione dei fatturati
subita dal gruppo è, se guardiamo
alle ultime cinque annualità,
del 29% (67,8 milioni)
mentre se prendiamo in
esame un periodo più breve
di tempo, il triennio
2013-2015 la flessione è del
14% (26,8%). Nel confronto
anno su anno l’ultimo bilancio,
quello chiuso il 31 dicembre
2015, subisce la flessione
dei ricavi più netta degli ultimianni
-22%conun-45 milioni
rispetto al 2014.
L’ultimo bilancio si è chiusoconunaperdita
di 2,6 milioni,
ma quello del 2015 è stato
il quarto risulto negativo consecutivo
– nel 2011 il risultato
è stato positivo per 300 mila
euro – accumulando perdite
negli ultimi cinque anni per
21,2 milioni di euro.Comeper
il gruppo Caltagirone bisogna
notare come, anche per Poligrafici,
i ricavi delle vendite
tengono: una flessione del solo6%
negli ultimi cinque anni
inunperiodo nel quale lamaggior
parte degli altri gruppi ha
flessioni a due cifre, dimostra
latenuta delle testate delgruppo
e del loro radicamento con
il territorio. Anche qui, come
per Caltagirone, a mancare
però sono i ricavi pubblicitari
che scendono del 39% (-38
milioni di euro). Da sola la
crisi della pubblicità rappresenta
quasi il 60% della flessione
del fatturato per Poligrafici
che diminuiscono anche
i ricavi «altri» (il gruppo
realizza anche servizi ad
esempio per la stampa).
La Spe, la concessionaria
della pubblicità del gruppo,
che dallo scorso anno ha cambiato
nome in SpeeD (dove la
D sta per digitale), dal 2011
registra ogni anno una perdita
di bilancio: nel 2015 un
-2,6 milioni di euro che sommati
a quelli degli ultimi cinque
anni compongono una
perdita complessiva di 12 milioni
di euro. Che la struttura
preposta a raccogliere i ricavi
da pubblicità, invece di rappresentare
per il gruppo una
risorsa sia, nei fatti, un costo
è oggettivamente un controsenso
che mette in tutta la
sua evidenza il limite delmodello
di business sul quale oggi
si basano molte delle testate
tradizionali. Tirate le somme
di fine anno potremmo
addirittura arrivare a sostenere
che se negli ultimi quattro
anni le testate di Poligrafici
non si fossero date la pena
di raccogliere pubblicità e
fossero uscite senza alcun tipo
di advertisement il gruppo
ne avrebbe beneficiato.
Il gruppo ha anche una società,
«Monrif Net» che gestisce
il settore digitale editoriale.
Nel 2015 ha realizzato ricavi
per 5,6 milioni di euro,
in leggero calo rispetto al
2014 (286 mila euro) e ha realizzato
un utile di 207 mila
euro. Per un gruppo che fattura
complessivamente 162
milioni di euro, il peso dei ricavi
da digitale è ancora irrisorio
e probabilmente anche
questo, assieme al settore
pubblicità, rappresenta il
grande nodo da sciogliere
per gruppi come Poligrafici.
Poligrafici ha tagliato ilnumero
dei dipendenti anche
nell’ultimo trimestre: a fine
marzo i dipendenti medi sono
862 erano 1139 nel dicembre
2010, un taglio quindi di
277 unità (-32%). Guardando
ai bilanci annuali il taglio dei
costi dal 2010 al 2015 è stato
di 28 milioni (-29%). La categoria
che più ha subito il taglio
è stata quella degli operai
-74 unità dal 2010 per un
-45%, mentre quella che meno
è stata ridotta, come per
la maggior parte degli altri
gruppi editoriali, è stata quella
dei giornalisti: il loro organico
all’interno di Poligrafici
e diminuito dal 2010 al 2015
di 61 unità (-12%).