Come l’autunno che le fa da cornice, la ripresa delle stagioni liriche dei più grandi teatri italiani programmata in queste settimane continua ad avere toni dolceamari. Grande l’euforia dei proclami di resistenza e rinnovamento emanati, dei tentativi fatti di superare le logiche conservatrici di una tradizione scenica secolare, degli slanci da esploratori verso il Nuovo Mondo della Rete discussi. Ma su tutto regna imperturbabile la malinconia generata dalla mancanza del pubblico. Cito in ordine sparso gli esperimenti di maggior rilievo: Marino Faliero di Bergamo (direzione: Frizza; regia: Ricci-Forte), Il barbiere di Siviglia di Pesaro (Spotti; Pizzi), Otello di Firenze (Mehta;...