Aria è la protagonista dell’omonimo romanzo dell’iraniana Nazanine Hozar pubblicato da Einaudi nella scorrevole traduzione dall’inglese di Laura Noulian (pp. 460, euro 23). Abbandonata dalla madre in un quartiere meridionale di Teheran affollato di povera gente, verrà cresciuta da un soldato e dalla sua cattivissima moglie. In seguito, quasi per caso, Aria finirà per essere adottata da una ricca signora della Teheran alta e borghese. Cresce, si innamora, si sposa e dà alla luce una bambina. Le sue vicende personali si intrecciano a quelle di un Iran multireligioso in cui i musulmani vivono fianco a fianco con ebrei, cristiani e bahai. Minoranze che talvolta scelgono di convertirsi all’Islam ma, nel privato, continuano a professare la loro fede.

«ARIA» è una saga famigliare ambientata in Iran. Inizia nel 1953, in concomitanza con il colpo di Stato contro il premier Mossadeq che due anni prima aveva osato nazionalizzare il petrolio. Prosegue con la Rivoluzione bianca e le riforme dello scià, tra cui il suffragio universale e la distribuzione della terra ai contadini. E termina nel 1981 con le purghe degli oppositori (o presunti tali) della Repubblica islamica. La storia di Aria è una delle tante scritte da iraniane nella diaspora in lingua inglese e date alle stampe in questi anni sul mercato editoriale statunitense per essere tradotte in italiano (per esempio La strega nera di Teheran per i tipi di e/o). Come spesso accade, anche nel caso di Aria la copertina fa l’occhiolino al pubblico occidentale: è l’elaborazione grafica di uno scatto di Mohamad Itani che fa base a Manchester e ha una lunga esperienza lavorativa in Medio Oriente. Ritrae una bambina mora con gli occhi verdi che rimanda alla celebre fotografia scattata da Steve McCurry in un campo profughi di Peshawar nel 1984 e pubblicata dalla rivista «National Geographic Magazine» nel numero di giugno 1985. Un’immagine diventata icona dei conflitti afgani degli anni Ottanta.

L’AUTRICE di Aria è nata a Teheran nel 1978 e da bambina si è trasferita in Canada con la famiglia. Nel 2020 questo suo primo romanzo è arrivato finalista a diversi premi, ed è un successo meritato per un libro che ripercorre la storia dell’Iran in modo accurato. Sarebbe stato però impossibile vederlo pubblicato in italiano se fosse stato scritto in persiano: le sue 460 pagine avrebbero imposto un costo maggiore di traduzione che avrebbe forse spaventato l’editore. La letteratura persiana pubblicata in Italia è soprattutto letteratura della diaspora. Fanno eccezione i coraggiosi Francesco Brioschi Editore, la casa editrice Ponte 33 e, nel caso del romanzo Teheran Girl (trad. di Giacomo Longhi), Bompiani che ha scelto di pubblicare Mahsa Mohebali che vive nella capitale iraniana e scrive in persiano.