Il reverendo Osagyefo Sekou si definisce gramsciano, è uno scrittore, documentarista, attivista politico, intellettuale, musicista e teologo; è considerato uno dei capi religiosi più importanti della sua generazione. Ha scritto di hip-hop, religione, omofobia, sessismo e politica.

 

Osagyefo “Uhuru” Sekou

 

Durante gli scontri di Ferguson nel 2014 era per strada, è stato arrestato, ha condiviso lacrimogeni e lotte con i manifestanti. «Quello a cui abbiamo assistito a Ferguson è stato un atto d’accusa per la democrazia americana, abbiamo visto andare la democrazia in fiamme. Giovani che sono stati traditi, arrabbiati, con una storia di oppressione, di aggressioni da parte della polizia, scuole decrepite…».

Cosa c’è di diverso ora rispetto a ciò che è accaduto a Ferguson?

Ciò che vediamo di diverso in questi giorni in rapporto a ciò che abbiamo visto, ad esempio, a Ferguson, o Charlottesville, è che il coronavirus aveva per settimane ristretto la mobilità delle persone e le aveva isolate e alienate; aggiungi che ora abbiamo un suprematista bianco alla Casa bianca, il quale incita i suprematisti bianchi della sua base che sono sul campo. È questo lo scenario su cui è arrivata la notizia dell’omicidio di George Floyd, una situazione altamente infiammabile. Ciò a cui stiamo assistendo ora è una rivolta, è fondamentalmente un movimento multirazziale contro ingiustizie incistite in un sistema sbagliato in partenza. Questo spaventa di certo il fascista attualmente al potere, ma spaventa anche e molto la borghesia.

Lei già dai tempi di Ferguson si rivolgeva alla comunità bianca chiedendo di usare i propri privilegi per sostenere le lotte di Black Live Matters, ora si vedono molti bianchi manifestare in questi giorni.

Verso i bianchi si ha la consapevolezza che esiste un privilegio bianco, ma non è l’essere bianco una colpa, la colpa e non opporsi al fatto che esserlo sia un privilegio. Ora i bianchi sono rimasti chiusi in casa isolati e alienati come noi in queste settimane, abbiamo condiviso la stessa paura e alienazione, così come per noi anche per loro questo omicidio è stato qualcosa di troppo, qualcosa che e difficile da metabolizzare.

Trump ha detto di considerare Antifa, quindi la frangia di movimento che si definisce dell’antifascismo, dei terroristi. Dove ci porta questo?

E da quando l’antifascismo è diventato un concetto spaventoso? È un normale concetto di base. Ma vediamo il modo in cui l’anarchismo e gli anarchici continuano a essere demonizzati, ed è proprio quel tipo di demonizzazione che aveva portato all’arresto di Gramsci e a tutto ciò di cui ci ha parlato in quelli che sono fra i suoi scritti più importanti, vale a dire i Quaderni dal Carcere. E stiamo anche e ancora una volta assistendo alla distinzione tra i mezzi busti in televisione e chi invece trasferisce la lotta nelle strade. Assistiamo quindi a una divisione significativa tra la classe dirigente nera, che sia composta da intellettuali, professori, politici eletti, e ciò che sta accadendo per le strade.

Come se ne esce?

Personalmente non lo so, e chiunque sostenga di saperlo o mente o non sa quello che dice. Certo penso che rimuovere un fascista dalla Casa bianca sia un passo necessario e anche una risposta basica a ciò che sta succedendo. far sloggiare Trump dalla poltrona presidenziale è molto, molto importante, ma è altrettanto importante continuare a lottare contro quel tipo di fascismo filtrato e meno evidente, quindi ancora più insidioso, che fa parte di questa società. Per farlo bisogna continuare a lavorare con la base, con un approccio politico, e penso che una parte di questo lavoro stia nel costruire una base sensibile ai bisogni dei più vulnerabili Quali sono i modi in cui ci impegniamo quotidianamente con le persone nelle loro comunità? Questo passo è altrettanto necessario negli Stati uniti, tanto quanto rimuovere il fascista. La borghesia è ossessionata da personaggi come Elizabeth Warren o Joe Biden, ma le persone stanno maturando diversi tipi di scelte politiche e pragmatiche, perché abbiamo lavorato in modo da dimostrare che un’opzione rivoluzionaria non solo è praticabile, ma può essere vincente.

Trump sembra essersi inimicarsi una buona parte di leader religiosi, facendo sgomberare violentemente una manifestazione pacifica per potersi far fotografare davanti a una chiesa con la Bibbia in mano.

Esistono due grandi varietà di tradizioni cristiane negli Stati uniti: una usa la Bibbia per giustificare l’autoritarismo e l’altra usa la Bibbia e la religione per resistere. L’atto compiuto da Trump fa parte del primo. A dire il vero, Donald Trump non è il primo razzista a rivendicare il cristianesimo alla Casa Bianca. Prego – se ci sarà un Dio – che sia l’ultimo.