In sala arriva oggi il film di Giuseppe Gaudino in concorso alla Mostra di Venezia, Coppa Volpi alla sua magnifica protagonista, Valeria Golino, la nostra attrice migliore, e uno dei titoli più forti del concorso veneziano – ne abbiamo parlato e ci torniamo per sostenerlo, che è davvero da non perdere.
Un film libero, emozionante, unico di un regista che non ha paura di rischiare, di osare, di raccontare le sue storie e di amare in modo assoluto il suo personaggio anche quando si rifugia in illusioni pericolose, tragiche necessarie a sopravvivere. E che non ha perduto l’energia e il desiderio di fare il suo cinema, personalissima miscela di «alto» e basso», nouvelle vague e sceneggiata con la stessa innocenza che aveva diciotto anni fa, ai tempi di Giro di luna tra terra e mare, il suo primo film narrativo di cui qui ritroviamo alcune invenzioni visionarie.

 

 

 

Per amor vostro, scritto insieme a Isabella Sandri e a Lina Sarti, e del quale il montaggio di Giogiò Franchini coglie il respiro, è la storia di una donna narrata dal profondo del suo cuore, dei suoi occhi, dei suoi incubi, delle angosce e del dolore che virano tra una vita in bianco e nero e i colori accesi di fantasie e ricordi, iconografie di santi e di folli, di peccato e redenzione, di farsa e di tragedia sopra e dentro le viscere della città in cui si svolge, Napoli. Dove il Vesuvio si tinge di scuro e il mare è animato come il gorgo di una fiaba nera (l’animazione è dello stesso Gaudino) e libera miti e leggende mediterranee che somigliano a una sceneggiata o a una canzonette della vecchia tivvù (le musiche sintonizzate sul sentimento sono di Epsilon Indi).

 

 

Anna, una povera «capasciacqua» è figlia, moglie, madre, ruoli che per lei sono diventati come stazioni di una passione quotidiana senza apparente riscatto. Da ragazzina la mamma l’ha mandata in riformatorio per salvare il fratello ladruncolo – «Devo pensare a tutta la famiglia» – lei piccola e femmina se la sarebbe cavata con pochi anni, il marito usuraio la minaccia, è un delinquente ma si sente il migliore. I genitori le chiedono soldi, i figli fanno la loro vita, col ragazzo sordomuto ha un legame speciale pure se lui non sopporta vederla farsi prendere a schiaffi da padre, che la figlia invece adora.

 

 

Poi c’è l’amico Ciro, che le ha insegnato il mestiere di gobbista per gli attori di lacrimose fiction tv (è il sempre fantastico Salvatore Cantalupo) divorato dai debiti di gioco, minacciato di morte, vuole un prestito, è disperato. Si sistema tutto ripete Anna, glielo hanno detto di continuo nella sua vita vissuta «per amor vostro» in cui tutto è una cosa da niente proprio come si sente lei. L’ unico che la guarda in modo diverso è la stella della telenovela (Giannini) ma stai attenta le dice l’amico, sarà felicità o un’altra chimera?

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Amore è una parola che nessuno mi dice più sospira. Sarà un nuovo amante la via di fuga per riscattare infine se stessa? Eppure da piccola era una ragazzina spavalda e senza paura, le monache la facevano volare appesa un filo con le ali spennacchiate dell’angelo e la colomba in mano il giorno dell’Assunta, e lei sfidava qualsiasi paura. Poi la vita, un certo opportunismo l’hanno piegata: ne hanno fatto quasi una santa sempre pronta a mettersi da parte. Oggi vive in bilico su un perenne abisso che risucchia le sue emozioni, sospesa nel vuoto di un salto che non riesce più a fare, non da sola almeno, confusa negli improvvisi guizzi di libertà.
Gaudino come un mago, un alchimista di saperi antichi e preziosi mescola i materiali, prende il realismo e lo trasforma in fiaba, unisce in un fraseggio colto e raffinato fantasmi, tradizione popolare, seduzioni televisive in una linea narrativa, il romanzo di una donna e la conquista di un suo spazio dell’«io», che prende la forma intensa del suo essere, la scala cromatica dei suoi sentimenti. E senza trucchi, ma con pura «meraviglia» rende nelle immagini la prima persona che si denuda sul mondo, i suoi conflitti e la sua fragilità.

 

 

La macchina del presa coincide coi pensieri più segreti della protagonista, il mondo che vediamo è quello della sua anima che accoglie tutti gli umori e le negatività per trasformarli in amore. Non usciremo mai da lei, dal suo sguardo, dal movimento dei suoi pensieri: tutto è lì in quella testa e in quel corpo che si trascina nella corsa quotidiana, coi capelli tirati via in fretta, e il viso bello che nessuno guarda.

 

 

«Volevo che al pubblico arrivasse l’esperienza di una donna che per troppo tempo ha vissuto senza prendere posizione, nell’incertezza di come e quando intervenire finché non trova il coraggio di un gesto di rottura» ha detto Gaudino a Venezia dopo la proiezione del film. Per questo la storia di Anna è una storia attuale, presente, comune ma non troppo di ribellione e desiderio di felicità. Una storia semplice e oscura come le vite di chi si mette nell’ombra e finge di nulla, preferisce non sapere da dove arrivano le cose, i soldi, e la rabbia della gente intorno. E a questa ribellione contemporanea, civile, etica, Gaudino da una forma che rompe -proprio come fa la sua eroina, personaggio unico nel cinema italiano che concede ancora poco spazio alle donne narrate fuori dalle convenzioni – con le abitudini di un cinema «impegnato» che racconta la realtà tra retorica dei buoni sentimenti, frasi confezionate, scrittura, docile e ammaestrato.

 

 

Sarà per questo che Per amor vostro è stato accolto con distanza, un po’ come tutto quel nostro cinema che spiazza i canoni, e di diverte a respirare liberamente, salvo poi lamentarci della mediocrità nazionale? Eppure la realtà di Anna è la nostra, è un pezzo del nostro presente e insieme è universale. Ci si può credere e stare accanto a lei.