Un gruppo di lavoratori Apple ha cercato di organizzarsi per combattere quelli che chiamano «modelli di discriminazione, razzismo e sessismo all’interno dell’azienda» e l’incapacità di gestirli da parte della società di Cupertino.
Questo movimento interno, chiamato AppleToo, rappresenta una manifestazione pubblica di dissenso molto inusuale all’interno di una società notoriamente riservata e che ha fatto dell’inclusione, il benessere mentale e l’approccio egalitario uno dei suoi elementi di riconoscibilità e distinzione rispetto agli altri marchi dell’high tech.

Comprare un prodotto apple è sempre stato presentato come acquistare un pezzetto di utopia.
A quanto pare, invece, dietro le quinte la prassi è la solita, e Apple ha licenziato l’impiegata che ha contribuito a guidare il movimento di denuncia interno alla società, Janneke Parrish, una manager della divisione di Apple Maps, e co-fondatrice del sito web #AppleToo, che consente al personale di segnalare storie personali di discriminazione e problemi correlati.

SECONDO quanto riferito da The Verge, Parrish è stata ufficialmente licenziata «per aver eliminato file dai suoi dispositivi di lavoro durante un’indagine interna». Si dice che i file in questione fossero app e ne vengono nominate solo tre: Robinhood, Google Drive e Pokemon Go.
Parrish non é la prima a subire questo trattamento, Apple recentemente aveva già licenziato la responsabile senior del programma di ingegneria Ashley Gjøvik, che aveva lamentato discriminazioni e intimidazioni, accusandola di «aver fatto trapelare informazioni riservate». Gjøvik aveva apertamente twittato accuse di bullismo e cattiva gestione di questi episodi, sostenendo che i dipendenti senior tenevano una lavagna su cui appuntare come potevano rendere la sua «vita un inferno», di venire regolarmente esclusa dalle email più importanti, e che alcuni capi erano famosi per le loro pressioni sui dipendenti perché bevessero alcolici durante l’orario di lavoro.

ORE DOPO, The Verge ha riferito che il contratto di Gjøvik era stato reciso via email. Le rimostranze di Gjøvik sono arrivate settimane prima del lancio di #AppleToo e Gjøvik aveva presentato una denuncia al National Labor Relations Board già ad agosto, tra centinaia di altre fatte da dipendenti ed ex dipendenti, fra cui quella di Barbara Underwood, che ha dichiarato a The Insider di essere in procinto di citare in giudizio Apple per 1.7 milioni di dollari, sostenendo che la direzione non fosse riuscita a gestire le sue ripetute accuse di molestie sessuali, aggressioni «verbali, abuso emotivo e fisico» da parte di un collega di sesso maschile.

Interpellati dai media Usa su questi licenziamenti repentini, i portavoce di Apple rispondono tramite talking point, linee guida dialettiche per veicolare il messaggio che si vuole far passare acriticamente: «Siamo e saremo sempre profondamente impegnati nel creare e mantenere un ambiente di lavoro positivo e inclusivo – ha detto Josh Rosenstock alla Cnn – Prendiamo sul serio tutte le preoccupazioni e indaghiamo a fondo ogni volta che ne viene sollevata una e, per rispetto della privacy delle persone coinvolte, non discutiamo pubblicamente di questioni specifiche relative ai dipendenti».