Sciopero senza precedenti nei petrolchimici italiani, in rivolta in tutto il Paese. I dipendenti di Eni hanno incrociato le braccia per otto ore, stop anche negli altri stabilimenti di un settore storicamente importante per la nostra manifattura, ma che rischia di evaporare: Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil contestano la decisione della multinazionale controllata dal Tesoro di cedere Versalis, il ramo della chimica, alla statunitense Sk Capital Partners, fondo di investimenti specializzato nel comparto, ma che si teme non abbia le capacità finanziarie per portare avanti i progetti di sviluppo, soprattutto quelli relativi alla chimica «verde».

Secondo le organizzazioni dei lavoratori, scegliere di dismettere le produzioni chimiche per concentrarsi soltanto sulla commercializzazione del petrolio, è un’operazione rischiosa a maggior ragione oggi, in una fase storica di profonda crisi per l’oro nero. Ieri un’altra multinazionale del greggio, la Shell, ha registrato un forte calo degli utili del 2015, annunciando il taglio di 10 mila dipendenti. Allarme anche per la francese Total, mentre a Piazzaffari ha subito un tracollo dell’8% il titolo della Saipem. Non è un periodo facile per nessuno, insomma, e bisogna pensarci due volte prima di cedere gioielli che potrebbero rivelarsi più che preziosi.

Come è il caso della Versalis: tra l’altro i petrolchimici italiani vivono un momento di vera e propria crisi di identità, basti pensare alla mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini di Gela, due giorni fa, che hanno reclamato uno sviluppo serio per il proprio sito.

«Dopo la parziale cessione delle quote azionarie di Saipem, il Gruppo Eni si appresta a cambiare pelle – accusano i segretari di Filctem, Femca e Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani – per divenire un gruppo che opera esclusivamente all’estero, concentrando investimenti e attività solo in ricerca ed estrazione di gas e petrolio, operando di fatto come broker oil». No, quindi, alla cessione della raffinazione, no alla rinuncia della chimica «verde», no all’abbandono di alcune attività di Saipem, mentre «va confermata la presenza nel segmento retail della Direzione Gas & Power».

Ma il principale «pomo della discordia», segnalano ancora i sindacati, è la dismissione degli stabilimenti di Versalis a Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres e Centro ricerche (oltre 6 mila lavoratori tra diretti e indiretti). «L’Italia, senza Versalis sotto il controllo di Eni, non sarà in grado di adeguare il proprio processo produttivo in senso green».

Alla contrarietà di fondo sulla cessione, si sommano anche i dubbi sulle capacità finanziarie dell’acquirente, Sk Capital Partners. Emilio Miceli, segretario Filctem Cgil, ha parlato dal petrolchimico di Brindisi: «Lo abbiamo detto a chiare lettere al governo: Sk Capital è troppo debole per acquisire Versalis, è una soluzione rabberciata e il rischio vero è che la indebiti. Versalis sarà costretta a fare fronte al suo riacquisto e probabilmente verrà frammentata e venduta a pezzi».

Gli stessi timori vengono da Paolo Pirani, segretario della Uiltec Uil, ieri nel sito di Ravenna: «Descalzi (l’ad di Eni, ndr) sta disattendendo tutti gli accordi. Ora non accetteremo l’abbandono di Eni dell’Italia per diventare una Oil Company che compra e vende in giro per il mondo e la vendita di Versalis a un fondo inaffidabile come Sk Capital. Renzi non può pensare di riuscire a svendere pezzi di Italia, di storia, di manifattura, di industria, senza che nessuno si opponga. Continueremo a manifestare perché Versalis resti pubblica e si rendessero bene conto, i dirigenti Eni e il governo, dell’acuirsi delle tensioni sociali, di cosa è successo a Gela. I lavoratori, quelli di Sk Capital, negli stabilimenti non ce li vogliono».

Quattro ore di sciopero anche nell’area chimica di Ferrara, e alla LyondellBasell, la multinazionale dei polimeri che a inizio anno ha licenziato il delegato Filctem Luca Fiorini nel corso di una trattativa. La segretaria della Cgil Susanna Camusso ha concluso l’assemblea dei lavoratori e ha portato la propria solidarietà a Fiorini: #iostoconluca.