«Abbiamo trovato l’antidoto al virus del Pd livornese». Nella renzianissima dichiarazione del responsabile enti locali del Pd toscano, Stefano Bruzzesi, viene volutamente trascurato il dato politico più importante delle elezioni alla provincia labronica. Non solo l’alleanza fra Pd e Forza Italia, già rilevata nei fatti alla vigilia del voto, quanto un risultato che affida all’unico consigliere berlusconiano eletto il ruolo di ago della bilancia. Ora se il Pd vorrà avere una maggioranza a sostegno del nuovo presidente Alessandro Franchi, dovrà allearsi ufficialmente con Forza Italia per l’intero mandato dell’ente.

Al di là dei commenti, fra lo sconfortato e il colorito, che già impazzano in rete, la partita per palazzo Granducale sarà ricordata anche per il suo svolgimento. I primi a muovere le acque erano stati i pentastellati labronici. Non potendo presentare né lista né presidente per ordine di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio – il Movimento 5 Stelle vuole abolire le Province – avevano comunque deciso di fare politica, appoggiando il sindaco di Suvereto, Giuliano Parodi, eletto da una lista di cittadinanza (Assemblea popolare) e fortemente orientato a sinistra. In dichiarata alternativa al Pd.
La forza del M5S a Livorno, unita a quella di altre realtà della provincia – dalla Sinistra per Castagneto a Rifondazione comunista di Piombino e dell’intera Val di Cornia – faceva di Giuliano Parodi un avversario temibile per il Partito democratico. Pericoloso a tal punto da far svanire al partitone tricolore ogni formale, residuo imbarazzo, e farlo alleare con Silvio Berlusconi. L’alleanza con Forza Italia era stata certificata da una lista forzista che non aveva l’indicazione del presidente. E dalle dichiarazioni di azzurri locali come Altero Matteoli, che a più riprese chiamava al voto utile contro i barbari pentastellati che si alleavano ai comunisti. Che orrore.

Alla chiusura dello scrutinio, il candidato dem Alessandro Franchi, sindaco di Rosignano, è risultato vincitore con il 51.95%, mentre Giuliano Parodi si è fermato al 48,05%. Al tempo stesso la lista Assemblea Democratica (Rifondazione comunista e alcune liste civiche di sinistra) ha preso più voti, perché per il consiglio Forza Italia ha votato la sua lista. Così di dodici consiglieri ne sono andati sei ad Assemblea Democratica, cinque al Pd e uno a Forza Italia. In spregio all’aritmetica, ora il segretario toscano dem Dario Parrini parla di «autogol del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, che ha coalizzato un gruppo di forze contro il Pd ‘a prescindere’, senza elementi programmatici né idee».
Idee che invece il Pd ha ben chiare. A tal punto, come stanno denunciando i consiglieri regionali Monica Sgherri di Rifondazione e Mauro Romanelli di Sel, da strappare a Nogarin anche la guida, formale, dell’Autorità idrica toscana, che gli sarebbe spettata in eredità dal vecchio sindaco dem Alessandro Cosimi. Non sia mai che mettesse all’ordine del giorno il mancato rispetto del referendum sull’acqua.