Eppur si muove. Anche se si tratta di una ripresina slow molto timida. Non lo dice Mario Draghi, in estrema sintesi questo è il succo del Rapporto Coop 2015 presentato a Milano. Non indigesto come gli anni precedenti, ma quel più 0,7% di crescita resta pur sempre poca cosa se messo in relazione con una recessione che “è costata lacrime e sangue alle famiglie italiane che hanno lasciato sul piatto dal 2007 ad oggi 122 miliardi di euro” (47 miliardi di minori risparmi e ben 75 miliardi di minori consumi).

Questi e altri dati interessanti sui consumi restituiscono un’immagine piuttosto nitida degli italiani a sette anni dalla crisi, descrivendo un’Italia “bipolare e schizofrenica”. In buona sostanza significa che nonostante il presunto accenno di ripresa stanno crescendo le disuguaglianze nei territori e tra le persone. Il sud è sempre più povero (tra Trento e la Calabria corrono più di 1.000 euro di differenza nella spesa mensile), la forbice generazionale è sempre più larga (gli under 35 spendono 100 euro al mese in meno degli over 65, dato che da solo spiega la lenta agonia del nostro paese). Altri numeri sembrano stranezze e invece sono straordinariamente interessanti.

C’è stata una diminuzione del consumo di alcol e contemporaneamente un’impennata di acquisti di champagne. Siamo il popolo che fuma di meno d’Europa ma siamo medaglia d’oro per il consumo di cannabis. Le culle sono vuote ma nelle case ci sono 60 milioni di animali domestici. Siamo il popolo più palestrato d’Europa e il più connesso. Il “benessere”, dicono i relatori, è una vera e propria religione che spinge alcuni consumi specifici. Il focus sul cibo, ovviamente, è il più puntuale. Il biologico è il mercato più in espansione, autentica mania, ma niente supera quel più 18% di consumo di cibo etnico. Complice l’Expo, forse. L’esposizione universale è stata un successo: “Più di 1 milione e 100 mila biglietti venduti attraverso i nostri canali e fino ad ora 900 visitatori al nostro supermercato tecnologico all’Expo”.

L’azienda Coop Italia, spiega il presidente Marco Pedroni, sostanzialmente ha tenuto perché ha puntato su una politica di riduzione dei prezzi e promozioni mirate: con gli sconti ci ha perso ma con l’aumento dei volumi di vendita ha raddrizzato i bilanci. “Ma per la grande distribuzione è sempre un momento difficile”, spiega Pedroni. Un’azienda così (leader in Italia con il 19% della quota di mercato nella grande distribuzione) è sempre interlocutore di un certo peso con tutti i governi. Cosa chiede Coop Italia al governo Renzi? “Al governo chiediamo di raggiungere gli obiettivi annunciati per evitare l’aumento dell’Iva così come ci preme inoltre che il Senato approvi, dopo la Camera, la legge sulle aperture festive e che giunga ad esito positivo la legge contro lo spreco alimentare. Più in generale riteniamo che sia necessario varare una politica di sostegno alle famiglie e al ceto medio, il più schiacciato dai sette anni di crisi. Liberare risorse a vantaggio delle famiglie è per noi la priorità”.