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La ricerca di Ginevra Nervi sul palco di Santarcangelo

La ricerca di Ginevra Nervi sul palco di SantarcangeloGinevra Nervi – foto di Sharon Ritossa

Musica L'artista ligure - in scena domani - si divide tra il suo progetto solista e il mestiere di compositrice di colonne sonore per il cinema.

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 17 luglio 2021

Sta per concludersi l’ultimo atto della cinquantesima edizione del festival di Santarcangelo, la rassegna di arti performative più longeva d’Italia. L’anno scorso, l’erompere della pandemia ha sconvolto i preparativi in vista del cinquantenario. Il festival, con la direzione artistica dei Motus, ha dovuto ripensare totalmente programmazione e spazi, rinunciando a molti nomi provenienti dall’estero, dando spazio ad artisti nuovi e meno conosciuti. Negli ultimi anni, la musica ha assunto sempre più importanza all’interno del festival, dando vita a un programma di concerti autonomo, con concerti e dj set. A curare le proposte musicali di quest’anno è stato chiamato Chris Angiolini, gestore del Bronson e dell’Hana-Bi di Ravenna, direttore artistico di Transmission e del più bel festival estivo sulla spiaggia, il Beaches Brew. Attentissimo ai suoni nuovi e a personalità dirompenti, ha messo insieme un programma in cui c’è molta elettronica, sperimentazione, intransigenza: ci sono Alina Kalancea, Elasi, Emma Nolde, Rachele Basteghi dei Baustelle, gli Ovo di Stefania Alos Pedretti e Ryf (curatrici della sezione musicale durante il triennio guidato da Lisa Gilardino e Eva Neklyaeva).

GINEVRA NERVI, in concerto domani sera nello spazio dello Sferisterio, rappresenta al meglio l’identità contemporanea del festival. L’artista ligure si divide tra il suo progetto solista e il mestiere di compositrice di colonne sonore per il cinema. Nei suoi lavori, la ricerca parte sempre dalla voce, che viene poi manipolata e inserita in brani che si muovono tra l’elettronica e il dream pop. Tra aprile e maggio è uscito l’ultimo disco di Ginevra Nervi, Klastós, in due versioni: l’ep di quattro brani e la Rework edition, in cui i pezzi sono stati totalmente risuonati da altri artisti, Midori Hirano, Chevel, Lara Sarkissian, Alev Lenz. «È stato un esperimento molto interessante per me, mi sono resa conto che è un ottimo sistema per imparare delle cose nuove da altri colleghi» racconta Ginevra, «e per rendere la musica sempre fluida. La musica per sua natura non è statica, ha bisogno di essere continuamente manipolata».

Klastós, registrato nello studio personale di Ginevra Nervi a Rossiglione (poi mixato da Maurizio Borgna e ultimato da Damian Taylor), prende le rocce clastiche dell’Appennino ligure come metafora di un cosmo in cui tutto è interconnesso, che il narcisismo e l’individualismo umano sono pronte a distruggere. «Sono partita dal mio vissuto personale» spiega Nervi, «per raccontare qualcosa che si espande a una tendenza della società contemporanea che è purtroppo molto forte».

L’approccio personale della sua musica, in cui si fondono voce naturale e suoni sintetici, ha portato Ginevra Nervi a partecipare a diverse colonne sonore, per documentari come Fuoco Sacro (presentato a Venezia nel 2020), la serie di Netflix Curon (insieme a Giorgio Giampà) e a essere nominata a 27 anni per i David di Donatello per la soundtrack di Non odiare del regista Mauro Mancini, scritta insieme a Pivio e Aldo De Scalzo.

«SPESSP si tende a pensare che in questo paese le donne facciano fatica a dialogare con certi ambienti lavorativi. Io ho avuto la fortuna di trovare sempre delle persone che mi hanno coinvolto con gioia e voglia di collaborare. Sono cambiate le cose rispetto a qualche anno fa». Quello delle musiciste, in particolare legate alla musica elettronica, è un mondo che ha assunto sempre maggiore visibilità negli ultimi anni, anche grazie a nomi come Johann Merrich e la label Electronic Girls, o a Caterina Barbieri. Da qualche mese, le musiciste e producer Elasi e Plastica hanno dato vita a Poche, un collettivo di cui fanno parte anche Matilde Davoli, Whitemary e la stessa Ginevra Nervi. «Stanno entrando a far parte del collettivo tantissime ragazze, producer, compositrici, autrici. E questa è la dimostrazione che poche non lo siamo per niente», racconta Nervi. «Poche vuole essere anche una sorta di incoraggiamento per le ragazze più giovani. A 16 anni, quando cercavo di aprire un computer e capire come funzionava per crearmi le basi e i beat, ero veramente convinta di essere sola. Poi quando ti rendi conto che in tutta Italia c’erano migliaia di ragazze come te che cercavano di fare la stessa cosa, e che semplicemente mancava uno spazio dove potersi scambiare le idee, capisci che effettivamente poche non lo siamo mai state».

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