Youns o «Musta» come lo chiamavano gli abitanti di Voghera, merita rispetto e giustizia. Ha pagato con la vita il rifiuto della sottomissione e dello sfruttamento a cui era predestinato. Era privo di diritti di cittadinanza come tanti immigrati. Il suo sacrificio racconta il dramma di chi cerca la terra promessa, che per molti si trasforma in un incubo peggiore dell’inferno da cui si fugge: storie di prostituzione, di droga, di lavoro forzato e sottopagato, di commercio di organi umani.

Musta è stato colpito «accidentalmente» in pieno petto. Disturbava la quiete pubblica, dicono. Questa la sua colpa. Musta non è lo «scarto umano», come lo si vorrebbe dipingere. Rappresenta piuttosto la ribellione disperata e impotente degli «invisibili» alle ingiustizie di questo mondo. Non è solo vittima, ma emblema della logica alienante e disumanizzante che esclude e emargina chi non ce la fa. Avrebbe avuto bisogno di aiuto, di cure e di assistenza, non di un colpo di pistola.

Ecco perché appaiono ignobili, moralmente e politicamente, le parole di Matteo Salvini. Vogliono trasmettere il senso di inutilità della vita di uno sbandato, per di più non italiano. Manifestano disprezzo, nel goffo e maldestro tentativo di difendere, invocando la legittima difesa, un assessore del suo partito, «persona perbene» che spara a una persona disarmata.

Nessuna pietas per il giovane marocchino. In fondo se l’è cercata, è il sottinteso. Tutto ciò per condizionare il procedimento giudiziario e cercare una assoluzione preventiva, almeno sui media. Non siamo nel Far West. Siamo in Italia, culla del diritto, dove però stanno allignando pulsioni fasciste e razziste, anche per responsabilità del capo leghista, che ha una strana e perversa concezione della vita, della libertà, del diritto. La vita degli italiani è sacra. Quella dei migranti meno, anzi non vale niente. E se vanno in galera, buttiamo via le chiavi. La sua idea della legittima difesa, esprime poi bene la lontananza e la totale indifferenza morale verso la vita degli immigrati e degli ultimi.

Eppure le catastrofi ambientali e sanitarie che ci stanno investendo ad un ritmo accelerato, dovrebbero ricordarci che l’umanità è una sola. Come avverte l’Oms, se non si interverrà seriamente sui cambiamenti climatici entro il 2030, precipiteranno nella povertà più estrema 100 milioni di persone in più. Per disastri ambientali, 700 milioni si metteranno in movimento alla ricerca di condizioni di vita più accettabili. Per problemi globali di questa complessità non ci possono essere risposte politiche sul piano meramente nazionale.

Il sovranismo nazionalista rappresenta un pericolo e va bloccato. Nonostante cerchi di indossare i panni della persona moderata e affidabile, con le sue prese di posizione, il leader leghista non fa che mostrare l’essenza reazionaria della sua cultura politica. Da anni agita la difesa dei confini contro gli invasori alle porte, diffonde paura e intolleranza verso i migranti, alimenta diffidenza verso l’Europa. Promuove l’uso delle armi e un’idea di libertà come licenza di fare ciò che si vuole. Da quando è scoppiata la pandemia sostiene che gli italiani subiscono un’oppressiva dittatura sanitaria.

A questa propaganda ideologica e manichea corrisponde un obiettivo politico preciso: l’uomo forte al comando, che incarna lo spirito (socialmente indistinto) del popolo italiano. Al pari di Orban in Ungheria o si Erdogan in Turchia, aldilà delle differenze istituzionali e religiose, viene evocata una comunità nazionale chiusa in un felice isolamento. L’obiettivo non dichiarato ma chiaro è un regime meno democratico e più autoritario, cementato dalla ricchezza e guidato dalla ferrea logica dei potentati economici.

Non è uno scenario di fantapolitica. Ce n’è abbastanza per suonare l’allarme. Per chi ha a cuore la democrazia è tempo di rivitalizzazione la lotta politica e sociale e di costruire un campo progressista ed ecologista forte e combattivo. Altrimenti il governo Draghi sarà il passaggio naturale ed inevitabile verso un governo della destra. Privilegi e rendite di posizione non avranno nulla da temere. Le leggi serviranno a codificare lo status quo e a ingessare intollerabili ineguaglianze.