La retata dei «serenissimi»
Veneto Arrestati per terrorismo 24 secessionisti: Il gip di Brescia: progettavano iniziative violente
Veneto Arrestati per terrorismo 24 secessionisti: Il gip di Brescia: progettavano iniziative violente
Il «padre fondatore» della Liga e il presidente del «serenissimo governo»: il capo dei «forconi» e lo staff del sindacato Life. Dagli eredi del commando (che nel 1997 assaltò piazza san Marco) all’ultima frontiera indipendentista del referendum on line: l’autonomia in versione venetista come un’organizzazione politico-militare di stampo terroristico. A Nord Est la storia ritorna, con qualche eco d’altri tempi sulla «supplenza» nei confronti del ribellismo.
Ieri mattina all’alba gli uomini dei Ros hanno effettuato 24 arresti (due ai domiciliari) e decine di perquisizioni con il sequestro di computer, documenti e altro materiale. L’ordinanza firmata dal Gip di Brescia Enrico Ceravone è infarcita di intercettazioni telefoniche ed ambientali, mentre squaderna la tesi di un gruppo «riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista che aveva progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale dallo Stato italiano». Ai domiciliari Flavio Contin, il padovano di Agna che aveva già scalato il campanile veneziano, e Giancarlo Orini, residente a Castegnato (Brescia).
Rispunta il tanketo per dare l’assalto al sogno dell’indipendenza da Roma: un altro mezzo agricolo da trasformare in mezzo corazzato con tanto di cannoncino da 12 millimetri. Tornano nell’occhio del ciclone l’ideologo Franco Rocchetta e il reduce Luigi Faccia. Il primo nel 1978 fonda la Società Filologica Veneta e subito comincia a seminare, ospite del professor Manlio Cortellazzo nel micro-campus dell’Università a palazzo Maldura. Affiancato da Marilena Marin, dà vita alla Liga ben prima che Umberto Bossi sfoderasse lo spadone. Consigliere regionale, deputato, nel 1994 sottosegretario agli Affari Esteri con delega alla Cooperazione ed alla Cultura: la carriera politica di Rocchetta approderà fino alle nuove sigle dell’indipendentismo. Faccia, invece, non si è mai arreso: condannato a 4 anni e 9 mesi di reclusione (più altri sei mesi per associazione sovversiva nella sentenza di Verona) perchè identificato come presidente del «Governo Serenissmo nel 1997», ne ha scontati tre e mezzo prima di essere affidato ai servizi sociali. La moglie chiese la grazia bocciata dall’allora ministro Fassino e mai concessa nemmeno con il leghista Castelli ministro della giustizia. Era pronto a rimettersi in gioco pur di liberare il Veneto dall’Italia. E almeno a parole garantiva. «Certo siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista, abbiamo un’alleanza, abbiamo fratelli che combattono, noi siamo più preparati, abbiamo più esperienza…». E ancora: «Dunque questo Tanko, combattendo… ci dà la possibilità di essere veramente credibili e soprattutto di aver il controllo del nostro territorio e di fare il passo finale per la vittoria, per l’indipendenza di noi veneti e di tutti i nostri fratelli alleati».
È il terreno comune ai «forconi», ai Cobas delle quote latte, ai fanatici dell’identità di Veneto stato, ai rappresentanti della rivolta fiscale contro Equitalia, ai «liberi imprenditori federalisti». Soprattutto in Veneto, incarnano i delusi dalla Lega che fra federalismo e devolution ha «tradito» l’indipendentismo. Tant’è che via Internet è appena stata proclamata per referendum, mentre nell’aula della Regione ci si prepara a replicare la stessa procedura di Catalogna e Scozia.
L’iniziativa della magistratura suona come un «avviso di garanzia» proprio a questo genere di tentazioni. E non a caso le dichiarazioni e i commenti dei vertici leghisti sono sintonizzate. Il governatore Luca Zaia parla di «inchiesta ad orologeria» e stigmatizza il divieto di manifestare a Venezia scattato nei confronti dei referendari di Plebiscito.eu. E da Bruxelles Mara Bizzotto rilancia: «Il blitz contro i venetisti è l’ennesima dimostrazione di uno Stato alla deriva e ormai senza vergogna che, invece di perseguire i veri delinquenti, se la prende con chi rivendica la propria libertà e il proprio diritto all’autodeterminazione. A Roma si mettano l’anima in pace: non arresteranno mai la voglia d’indipendenza del Popolo Veneto».
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