Erano gli anni 1990 quando gli attivisti Jagannathan e Krishnammal, animatori del Lafti (Land for Tiller’s Freedom), un movimento indiano per l’assegnazione delle terre ai braccianti nello Stato del Tamil Nadu, chiedevano aiuto alla Corte suprema di Delhi, assistiti dal famoso avvocato ambientalista Mahesh Chandra Mehta, il «guerriero verde». La loro lotta era contro gli allevamenti di gamberetti sulle coste, che salinizzavano le acque dolci e i terreni agricoli, sostituivano man mano il baluardo delle mangrovie e comportavano l’uso di sostanze chimiche.

Sia il governo del Tamil Nadu che New Delhi facevano orecchio da mercante. In seguito, malgrado le ingiunzioni da parte dei giudici e l’insistenza degli attivisti, l’acquacoltura è andata avanti al galoppo in India, ora uno dei più grandi esportatori di gamberi del mondo. Di recente il Centre for Science and Environment, organizzazione ambientalista con sede a New Delhi, nel suo report Conserving the use of Critically Important Antimicrobials in Food-Producing Animals ha ribadito i pericoli dell’abuso di antibiotici nel settore lattiero-caseario e nell’itticoltura: «Ormai il fenomeno della antibiotico-resistenza (Amr, Antimicrobial resistance in inglese) è una minaccia alla salute globale e acquista una dimensione ancor più cruciale mentre il mondo affronta una pandemia.

Si sa che l’abuso esagerato e improprio degli antibiotici negli umani e negli animali li sta rendendo inefficaci. Ma il problema è acuito dal fatto che importanti antimicrobici vengono usati e stra-usati negli animali da carne». Ed ecco che l’export indiano trema. Intere partite di gamberi sono state respinte al mittente perché contaminate dai farmaci utilizzati nell’allevarli. Così il ministero della pesca, della zootecnia e del settore lattiero-caseario dell’Unione ha scritto a tutti gli Stati e territori esortando a monitorare e regolare la vendita e la distribuzione di antibiotici per uso veterinario.

La questione si pone anche per gli oltre 500 milioni di bovini indiani. Il limitato accesso ai servizi veterinari dà spazio a esperti improvvisati che somministrano antibiotici con prescrizioni scriteriate quanto a dosaggi. Per questo, riferisce il quotidiano The Hindu, si sta pensando a mettere in piedi Unità veterinarie mobili per le aree rurali. Un approccio innovativo che creerebbe posti di lavoro per giovani veterinari. mari.cor.