Con la storica quaterna rifilata al Milan, Domenico Berardi ha messo in subbuglio l’ambiente del calcio: i tifosi della nazionale lo vorrebbero in azzurro, i tifosi della Juventus lo vorrebbero in bianconero. A mister Prandelli andrebbe a fagiolo pescare da subito l’attaccante col fiuto del gol, dato il concomitante forfait di Giuseppe Rossi per infortunio; ad Antonio Conte farebbe comodo eccome trovare d’incanto l’ambito giocatore “da esterno” (o seconda punta) nel giovanotto che per metà è già di casa-Juve. In entrambi i casi, a Berardi, esordiente in serie A, gli si spalancano opportunità che erano inimmaginabili fino a cinque-sei mesi addietro. Ma il botto con cui ha steso il Milan, rendendo disoccupato Allegri e facendo giungere con l’affanno dal Sudamerica Seedorf per la riscossa rossonera, non è giunto fulmineo. Nelle precedenti 13 partite aveva segnato sette gol, che sono già una cifra per un diciannovenne attaccante di fascia. E in tutto, il Sassuolo ha realizzato finora 21 gol. Di questi, cinque appartengono al centravanti Simone Zaza che ha 22 anni e anch’egli è in comproprietà con la Juventus. Come dire: la squadra bianconera sta lasciando crescere nella provincia emiliana la coppia d’attacco, tutta italiana, del prossimo futuro? La società degli Agnelli, più di altre grandi, ha sempre puntato sui prodotti del calcio italiano.

La fortuna di Berardi è che concluda la stagione in corso con la maglia del Sassuolo. Se arrivasse alla Juventus a gennaio, in questa finestra di calciomercato, si allontanerebbe la possibilità di una chiamata in nazionale. In bianconero non gli verrebbe garantito il posto di titolare in campo, perdendo quella condizione fisica ottimale, essenziale attraverso il gioco, per un eventuale inserimento in chiave azzurra. Al contempo Prandelli verrebbe privato di una scelta. Un precedente. L’arrivo di Balotelli al Milan, giusto un anno fa, fu fatale per l’appena ventenne El Shaarawy che fino ad allora si era fatto largo a suon di gol. Nel girone di ritorno l’ingombrante Balo lo mise in ombra. E il campionato corrente è cominciato con una serie di infortuni da cui non ne sta uscendo: il futuro per il Faraone (leggasi nazionale) è quanto mai incerto.

Nel campionato italiano, infortuni a parte, si dà poco credito a giovani promettenti fatti in casa, preferendo l’usato garantito di matrice esterofila. Si sono spesi (non oggi, che le casse sono prosciugate ormai) fior di quattrini per stranieri, anche di età, di dubbie virtù pedatorie. Se in Italia è un’eccezione, in Inghilterra a vent’anni si è stabilmente titolari in qualsiasi squadra. In nazionale, a meno di cinque mesi dal viaggio in Brasile, è tempo di puntare su qualche emergente che sappia far gol con continuità. A Bearzot, in Argentina ’78, il colpo riuscì con un ventunenne guizzante (Paolino Rossi) autore di tre gol. Erano state gettate le basi per il Pablito di Spagna risolutore del mondiale.