Si sono calati con una fune dal tetto del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) in piazza Aldo Moro a Roma da settanta metri di altezza. Due ricercatori precari del principale ente di ricerca italiano, tra i primi 200 al mondo nonostante i tagli, hanno esposto uno striscione programmatico: «Basta con il precariato di Stato».

GIOVEDÌ i precari si erano incatenati ai cancelli del ministero dell’università e della ricerca (Miur) in viale Trastevere. Venerdì hanno manifestato a Montecitorio. In due mesi la mobilitazione è cresciuta, anche sui social network dove è davvero battente, e si è estesa a livello nazionale. Oggi sono quattordici le sedi del Cnr occupate o presidiate, mentre si moltiplicano atti analoghi in tutti i principali enti controllati dal Miur .

I RICERCATORI si sono spostati in via Nazionale. All’hotel Quirinale erano in corso i «tavoli tematici» di «Liberi e Uguali» (LeU), la lista capitanata da Piero Grasso. Al presidente del Senato hanno illustrato le ragioni della protesta che sta assumendo toni radicali. Chiedono che la stabilizzazione dei precari prevista dalla legge Madia sulla pubblica amministrazione non sia una presa in giro. Nella discussione sulla legge di bilancio in discussione alla Camera i fondi stanziati per gli enti di ricerca sarebbero tre milioni che si aggiungono ai dieci già stanziati dal Senato. Sono cifre irrisorie rispetto alla gravità del precariato pluriennale che permette alle istituzioni di sopravvivere ai tagli e ai blocchi delle assunzioni che durano da anni. Il lavoro di ricerca precario non dovrebbe esistere – ha risposto Grasso – cercheremo di farglielo capire e venire incontro alle vostre esigenze». «Il governo e il Pd la smettano con la scusa della carenza di risorse – sostiene Stefano Fassina (LeU) Abbiamo indicato dove si possono recuperare. Si può eliminare il bonus elettorale ai 18-enni; si può reintrodurre la Tasi soltanto al top 5% delle abitazioni; si possono riallocare i finanziamenti previsti per Human Technopole di Milano. Non è un problema di risorse, ma di priorità politiche». «Le risorse stanziate sono assolutamente insufficienti per la stabilizzazione di circa 8 mila precari della ricerca» sostiene la Flc-Cgil.

PER IL MOVIMENTO dei «Precari Uniti Cnr» il problema non è solo l’irrisorietà dei fondi che stabilizzeranno 200 ricercatori su 8.800. Agli enti è chiesto un cofinanziamento, fondi sottratti all’attività di ricerca. Questi calcoli sono sempre complessi ma per dare un’idea della situazione si può dire che per stabilizzare ricercatori che lavorano da anni nelle loro strutture gli enti dovranno sottrargli le risorse per la ricerca. Il paradosso è accompagnato da un calcolo molto più semplice. Negli anni della grande rapina a scuola e università, iniziata nel 2008, solo agli enti di ricerca sono stati sottratti 300 milioni di euro. I 13 milioni in più che il governo è riuscito a raggranellare sono il 3% del taglio iniziale.