Un ritorno al passato con tagli diretti che sembrano riguardare solo i Comuni. è netto il giudizio negativo sulla legge di bilancio approvata a tappe forzate da Lega e Cinque Stelle da parte dei comuni dell’Anci. Anche se c’è uno sblocco della leva fiscale, ma solo per alcuni enti locali, per tutti c’è una grave stretta operata sulla spesa corrente, ossigeno per istituzioni che hanno subito per tutti gli anni della crisi drastiche riduzioni e tagli. «La legge di bilancio è sostanzialmente iniqua – si legge nella della nota di lettura alla manovra – e introduce a sfavore dei Comuni una disparità di trattamento rispetto agli altri livelli di governo: prevede nuovi tagli e non restituisce le risorse sottratte da norme i cui effetti sono conclusi, come invece dovrebbe e come è accaduto per altri comparti oggetto delle stesse norme. Sembra venir meno un principio di eguaglianza istituzionale, con eventuali profili di illegittimità costituzionale».

Nello specifico i comuni contestano al governo gialloverde il non mantenimento del contributo Imu-Tasi nella misura dei 300 milioni annui riconosciuti, cifrà già ridotta rispetto ai 625 milioni inizialmente fissati sulla base delle certificazioni del ministero dell’economia. In secondo luogo i comuni lamentano il mancato finanziamento delle risorse già tagliate fino al 2018: 564 milioni di euro annui. Concepito come taglio temporaneo, dal 2019 avrebbe dovuto essere ripristinato come previsto dalla legge e sta avvenendo per le città metropolitane e le province, il cui taglio era regolato allo stesso modo.

Il governo ha fino a questo momento ignorato che i comuni, sono stati gli enti che, in rapporto ad altri livelli di governo, hanno subìto di più le politiche attraverso le quali lo Stato ha finanziato l’austerità sui conti pubblici, sia in termini assoluti, sia proporzionali. La loro spesa corrente è stata ridotta sistematicamente dal 2010 del 7%, senza considerare l’effetto dell’inflazione, lo stock di debito ha registrato un costante trend decrescente, il personale è stato ridotto di circa il 15%, mentre agli enti locali sono state attribuite nuove funzioni, obbligati a applicare riforme e ad affrontare oneri burocratici. Ora l’alternativa è aumentare le tasse o diminuire i servizi. Oppure entrambi.