Nel 2016 il Commissario Tronca privatizzerà 17 asili nidi a Roma. Altri lo saranno nei prossimi anni in tutti i municipi della Capitale. L’ipotesi, contenuta nel documento unico di programmazione (Dup) 2016-2018, interessa 206 nidi dove lavorano circa 6 mila insegnanti e educatrici in maggioranza precarie. Già da tempo con un futuro incerto, entro il 2018 rischiano di perdere il posto, almeno nel pubblico. Tra due anni non tutti i 13 mila bambini potranno usufruire dei servizi che la città mette a disposizione. Il motivo? Non ci sono i soldi: 6 milioni e mezzo di euro per coprire le spese di gestione. Per questo nelle linee guida tracciate dal super-poliziotto al governo della Capitale si ipotizza il ricorso ai privati che a Roma gestiscono 221 strutture private che ospitano 7 mila bambini.

Nominato dal governo per portare la città alle elezioni entro giugno, a dispetto del mandato straordinario, e a tempo, il Commissario Tronca sembra avere deciso di influire sul futuro dei servizi per l’infanzia in maniera decisiva. Lo fa perché la Capitale è doppiamente commissariata. Oltre a Tronca, messo al posto del defenestrato Marino, la Capitale è commissariata per debito dal 2010.

Una gestione nel caos dopo che il Tar ha annullato la nomina dell’ex assessore al bilancio Silvia Scozzese, a causa di un precedente esposto dell’ex commissario Oriani. Un caos in attesa di soluzione che produce devastanti effetti a catena. Sul bilancio c’è il fardello del piano di rientro imposto dal governo Renzi alla Giunta Marino. Il piano prevede vincoli sull’acquisto di beni e l’assunzione di personale, possibili dismissioni del patrimonio immobiliare e di società partecipate non legate al servizio pubblico, e poi la liberalizzazione di servizi: a cominciare dagli asili nido. Sono queste le condizioni per ricevere 570 milioni di euro all’anno per smaltire un debito «accertato» alla data del 26 luglio 2010: 8,64 miliardi di debiti non finanziari, più 7,12 miliardi di debiti finanziari. A questo ritmo Roma li salderà nel 2048, quando probabilmente gli asili nido saranno chiusi. Per austerità. E forse anche il trasporto pubblico non sarà messo molto meglio.

Nel frattempo aumenteranno le rette degli asili. Per i prossimi anni si prevede un aumento in media di 200 euro in più a famiglia all’anno. È la conseguenza di un altro atto della giunta Marino nel 2014, la “rimodulazione delle tariffe per i servizi”, varata tra le proteste delle famiglie con i passeggini in Campidoglio. Una sentenza del Tar ha annullato gli aumenti per l’anno scolastico passato, ma in futuro le tariffe cresceranno. Con un Isee di 20 mila euro il figlio al nido pubblico costerà 2320 euro (prima era 2.127). Con un Isee da 5 mila euro costerà 495 (da 468). Nello stesso documento di programmazione Tronca prospetta la cessione allo stato delle scuole dell’infanzia. La privatizzazione dei nidi comunali e cessione allo Stato delle scuole d’infanzia sono opzioni contenute nel bilancio 2016.

Decisioni che hanno incontrato la netta opposizione da parte di tutte le forze politiche. In linea con un’idea della tutela di un servizio pubblico è la sinistra cittadina: «Questo piano di privatizzazione è un altro effetto pericoloso della gestione commissariale voluta da Renzi per Roma» sostiene Gianluca Peciola, capogruppo Sel in Campidoglio. «Dimenticandosi del carattere provvisorio e ademocratico della sua carica, Tronca rilancia la malsana idea di privatizzare gli asili nido dando luogo a una svendita – sostiene il presidente dell’ottavo municipio Andrea Catarci – In questo modo sarà impossibile procedere alla stabilizzazione delle educatrici e insegnanti precarie».

«Una proposta indecente» commenta l’assessora alla scuola dello stesso municipio, Paola Angelucci secondo la quale Tronca non ha consultato i municipi. «Tronca si fermi e il governo dia chiare indicazioni politiche in merito» aggiunge Stefano Fassina di Sinistra Italiana e candidato a sindaco di Roma. Giovedì Sel scenderà in piazza per un flash mob al Campidoglio. La privatizzazione «sarebbe uno scenario inquietante» per Cgil, Cisl e Uil che hanno chiesto un incontro a Tronca. Per il Commissario quelle contenute nel documento unico di programmazione sono solo «ipotesi di determinazione che delineano scenari ipotetici da valutare in sede di redazione del bilancio di previsione». Tronca ricorda che il testo è «coerente con il percorso tracciato dalla precedente amministrazione, nonché con il piano di rientro che aveva già prescritto un programma di ristrutturazione della spesa». Il pianio di rientro fu votato dal Pd con Marino sindaco, Sel si astenne. Oggi il Pd capitolino è imbarazzo e si è speso in una difesa del «sistema integrato di gestione pubblico-privato». Praticamente, parla d’altro.