«La primavera pugliese non è finita», si è affrettato a dire lunedì sera Michele Emiliano, una volta certo della vittoria. Una stagione politica iniziata 15 anni fa, con quello slogan coniato per raccontare l’atmosfera che si respirava intorno alla prima elezione a presidente di Nichi Vendola. Di sinistra, però, tra gli eletti nel nuovo consiglio regionale ce n’è ben poca. I 27 che comporranno la maggioranza (28 se consideriamo il presidente) saranno, secondo i dati del Viminale, 16 del Partito Democratico e 11 eletti in due liste civiche: sei in «Con Emiliano» e cinque in «Popolari con Emiliano».

L’EREDITÀ di Sinistra, Ecologia e Libertà, il partito fondato da Vendola, è andata dispersa nel 3,8% di «Puglia Solidale e Verde», frutto della collaborazione di Sinistra Italiana, Europa Verde, la Forza della Puglia e Psi. Un agglomerato di sigle che forse ha creato più confusione che altro negli elettori e che non è riuscito a superare lo sbarramento del 4%.
La primavera pugliese di cui oggi parla Emiliano è morfologicamente diversa da quella di 15 anni fa. Se si considera, inoltre, che la lista «Popolari con Emiliano» era coordinata dall’ex sottosegretario e senatore di Forza Italia Massimo Cassano, voluto da Emiliano alla guida dell’Agenzia Regionale per il Lavoro, appare evidente come il baricentro della nuova maggioranza sia lontano da quello del centrosinistra del 2005.

EMILIANO ha costruito con pazienza certosina questo scenario. Negli anni, più che sui partiti e sugli stemmi, ha puntato sui forti rapporti di fiducia personali, con i suoi collaboratori e con alcuni amministratori locali. Tutto o quasi ruotava intorno a lui, relegando ai partiti un ruolo marginale, come quando ha deciso che il prossimo assessore alla sanità sarebbe stato Pierluigi Lopalco, l’epidemiologo chiamato come consulente per far fronte all’emergenza Covid (per lui 14.676 preferenze nella lista «Con Emiliano»). Una scelta che fece storcere il naso a più di qualcuno ma che il presidente ha difeso caparbiamente. Un altro legame molto forte, che ha giocato un ruolo non secondario, è stato quello con il sindaco di Bari Antonio De Caro, che proprio Emiliano, quando era primo cittadino del capoluogo pugliese, chiamò a fare l’assessore.

DE CARO è stato il suo primo alleato in questa competizione, forte di un consenso che lo pone al vertice delle classifiche tra i sindaci più amati d’Italia. Una forza palesata anche con l’elezione del trentenne Francesco Paolicelli, avvocato e re delle preferenze di queste elezioni (23.007 nel Pd) ma anche la persona più vicina al sindaco di Bari tra quelle candidate. Resta un solo punto interrogativo nel puzzle di Emiliano, dove ogni pezzo è andato al suo posto: il M5S. Replicare per primo in una regione l’alleanza di governo, garantirebbe ulteriore stabilità alla giunta che sta per nascere.