«I socialdemocratici fanno parte del movimento operaio internazionale. Siamo dalla parte degli svantaggiati e stiamo lavorando per eliminare la disuguaglianza e l’esclusione sociale. Vogliamo creare un futuro basato su uno sviluppo socialmente, ecologicamente ed economicamente sostenibile». Con queste parole la giovane leader socialdemocratica finlandese Sanna Marin, che guida da dicembre un governo di centro sinistra, ha esordito alla 46ma assemblea del suo partito, conclusasi martedì a Tampere. «Il colpo economico causato dal Covid-19 è stato grave e i suoi effetti si sono sentiti – ha continuato Marin – secondo i primi dati il Pil della Finlandia è diminuito del 3,2% nel secondo trimestre rispetto all’11,7% nell’insieme dell’Ue». Sull’Europa, però, la giovane leader socialdemocratica non ha accennato alla sua posizione con gli altri paesi cosiddetti “frugali”, che a fine luglio sono stati protagonisti della trattativa sui prestiti comunitari. Ha però chiarito in merito alla lotta all’evasione fiscale che «non possiamo combatterla efficacemente e garantire che tutti paghino la loro giusta parte se non creiamo gli strumenti necessari per farlo, ad esempio a livello dell’Ue. Gli strumenti o il potere dei singoli stati non sono sufficienti per tassare i grandi giganti digitali e il risultato è la concorrenza fiscale tra i diversi paesi».

È invece sui temi sociali che Marin ha avanzato le proposte più radicali a partire dall’istruzione e dalla riduzione dell’orario di lavoro giornaliero. In Finlandia la scuola non è gestita dallo Stato (che ha una funzione di indirizzo generale), ma dagli Enti locali, per questo è in calendario a inizio ottobre la discussione sulla proposta di legge del governo per il diritto all’istruzione gratuita fino a 20 anni e per l’innalzamento dell’età dell’obbligo che la premier socialdemocratica ha definito «l’atto più importante del futuro per questo governo».

Tema che unisce Marin all’altra leader della sinistra finlandese, Li Andrersson, ministra dell’istruzione del suo governo e presidente di Vasemmistoliitto (Alleanza di sinistra) che sta portando avanti la legge.

È però sulla proposta di riduzione della giornata lavorativa che si sono accesi i riflettori sul discorso di Marin: «Un anno fa, in occasione del 120mo anniversario dell’Sdp, ho sollevato l’obiettivo caro alla tradizionale del movimento socialdemocratico di ridurre l’orario di lavoro – ha affermato nel suo intervento a Tampere – quando in alcune aziende è stato provato un orario di lavoro più breve, la produttività è migliorata così che, ad esempio, sei ore di lavoro possono essere pagate, senza problemi, come sette o otto. Sul versante pubblico ad alta intensità di personale, la riduzione dell’orario di lavoro si è riflessa, tra l’altro, in un miglioramento del benessere sul lavoro e in una riduzione dei congedi per malattia».

La premier finlandese ha esortato il suo partito a discuterne per formulare una proposta organica da presentare al Parlamento affinché «la Finlandia possa passare a orari di lavoro più brevi e i dipendenti finlandesi verso una vita lavorativa migliore».