La presente situazione politica è analizzata, nella pubblicistica quotidiana e dai commentatori televisivi, facendo continuo ricorso ad uno strumentario composito. Vi mettono capo e vi trovano applicazione concetti e metodi di diversa provenienza. Così, con crescente frequenza, si formulano giudizi e si esprimono pareri ricorrendo, per dir così, ad accostamenti variabili. Tanto che interpretazioni d’ordine sociologico o di tenore economico, o di carattere giuridico o di segno antropologico confluiscono, si mischiano a formare una emulsione di impianti critici approssimativi e dagli improbabili equilibri interni. Al punto che, nella discussione diffusa, nel fluttuare della pubblica opinione, quei giudizi si attestano per lo più come il corredo di impressioni e di umori e di polemiche, quando non si rivelano meri appigli, nel tentativo di dar appoggio a contumelie occasionali e interessate.

A questa stregua, è possibile constatare come anche il portato di analisi e interpretazioni fondate relative al momento politico in corso (così come l’esito di giudizi ben articolati e impostati sulle sue fasi precedenti) finiscano per defluire in un impasto di luoghi comuni, di banalità inerziali, di superficiali convinzioni. È la gomma della falsa coscienza. Accade, del resto, che ogni riflessione più seria e meditata venga, nel contesto politico attuale, rapidamente depotenziata e recepita secondo un processo di fraintendimenti e semplificazioni, fino ad ottenere, se lo ottiene, un risultato deludente e un riscontro deformato. È così che sono oggi usualmente trascurati proprio i contributi che invitano ad approfondimenti ragionati, quelli che richiedono, di conseguenza, competenze accertate e capacità operative sperimentate.

E alla medesima maniera sono tralasciate le proposte attentamente elaborate, frutto di studi e valutazioni ponderate, capaci di dar attendibile risposta alle molte e molto gravi questioni che pesano irrisolte sul corpo del Paese. La situazione politica, quale si esprime nel governo della Repubblica e nelle sue amministrazioni (e ad inclusione dei comparti dell’opposizione parlamentare) celebra il trionfo di un pensiero civile degradato. E mostra come sia favorito e sostenuto chi opera per azzardi, i rozzi attori politici che li perseguono, raramente manifestandosi consapevoli delle conseguenze che le loro azioni comportano: agere per turbas. Un sentore forte di irresponsabilità aleggia d’attorno, promana da coloro che sono investiti del governo del Paese e che, al riparo di quell’impegnativo ruolo pubblico, lavorano spregiudicatamente a consolidare la propria posizione di potere, ciascuno cercando consensi facili alla propria parte.

Hanno indossato del cambiare la maschera della turba, quando quella del governo che trasforma (ovvero che riforma secondo giustizia e risolve in libertà) è opera di culture difficili, fatte della costruzione d’un soggetto politico motivato da una consapevolezza storica. Governi che non si improvvisano coi cascami delle subculture, non si dirigono con mestatori e occasionali ministri di risulta. Se questa, qui richiamata per sommi e ridotti capi, è la condizione attuale della Repubblica è allora sulla sua cultura dominante che è necessario ragionare. Dominante a livello di massa, intendo. Dico che è bene investigare sulle ricadute proficue che non conseguono o sull’influenza positiva che non esercitano oggi, in Italia, sulla politica, rilevanti saperi e solide conoscenze e concezioni elevate d’umanità.

Nulla infatti ne ritrovi nelle dinamiche emergenti che muovono l’Italia del 2019. Non un indizio ne traspare nel linguaggio dei governanti. Essi hanno parole che si arrampicano sulle quattro operazioni dell’aritmetica delle scuole elementari. Essi compitano nelle loro dichiarazioni spezzoni di darwinismo sociale senza saperlo. Si negano razzisti quando il razzismo fomentano. Prodighi di frasi di candida scipitaggine – argomento a scelta – nella bocca di chi, un momento dopo, invita al gesto proditorio e inconsulto. Qui, in Italia, registri, di giorno in giorno crescenti e nuove malformazioni e aberramenti e violenze. E assisti qui alla imperiosa diseducazione e dismissione del senso civico che dilaga. Alimentata dall’alto, cresce dal basso.