«E adesso noi siamo titolati a cantare ‘Bella ciao’, porcaccissimo Giuda», disse Carlo Calenda chiudendo l’oceanica manifestazione per la pace (gli ottimisti dicono cinquemila persone) che il Terzo Polo, ovvero lui e Matteo Renzi, avevano organizzato a Milano lo scorso 5 novembre, tanto per distinguersi da quella di Roma dove, come ha detto Maurizio Landini dal palco, riferendosi al recente decreto anti rave party, «Informo la Questura che siamo più di 50». In effetti lì erano almeno venti volte più numerosi che a Milano. Quindi, con buona pace del «Porcaccissimo Giuda», di cui nessuno ha difeso l’onore essendo un traditore, il prode Calenda ha lasciato partire la base di Bella ciao e ha cominciato a cantare. E qui il partigiano è caduto una seconda volta, colpito dall’intrepido coraggio di Calenda che avrà un sacco di doti, ma non quelle dell’intonazione e del senso ritmico.
Partendo e restando fuori sincrono, con la base che andava da una parte e lui, Calenda, dall’altra, mandando la voce giù quando doveva andare su e su quando doveva andare giù, dicendo meno della metà delle parole della canzone che, evidentemente, non conosce del tutto, «Porcaccissimo Giuda», il leader di Azione si è lanciato all’assalto del nemico, l’orecchio musicale, che è prontamente stramazzato al suolo, crivellato di colpi, e con lui il buon partigiano.

POTREMMO suggerire alla Nato di usare Calenda come nuova e potente arma anti zar. Basta con fucili, droni e missili agli ucraini, mandate Carlo Calenda a cantare sotto le finestre di Putin mentre dorme, e vedrete la reazione, lui che adora la musica popolare russa e ha fra i suoi gruppi preferiti gli Ziganskij dvor (‘Cortile zigano’). Però, bisogna riconoscerlo, servono molta autostima e sprezzo del pericolo per cantare in pubblico, da un palco, una canzone di lotta famosissima sapendo di non saperla bene e tanto meno di saperla cantare.

BISOGNA RICONOSCERLO, Carlo Calenda ha spezzato una lancia in favore degli stonati, ha dato loro il coraggio di esibirsi mettendo da parte vergogna e contrizione, ha instillato nei loro pensieri l’idea di poter dire «Adesso anch’io oso», e se voi intonati vi torcerete le budella, saranno affari vostri, perché cantare è un nostro diritto, «Porcaccissimo Giuda».Che poi si sa che, a parte un quattro per cento con oggettivi problemi fisiologici (studio di Isabelle Peretz e Robert Zatorre del Centro Internazionale BRAMS), stonati non si nasce, ma si diventa causa scarsa pratica, scarsissimo incoraggiamento, se non aperto scoraggiamento, errori di respirazione, fonazione, diseducazione dell’orecchio, disabitudine all’ascolto. Come ha scritto Giacomo Buccheri su MC magazine di Scuola di Musica, ci sono gli stonati consapevoli e quelli inconsapevoli, quelli che prendono le note sbagliate perché non riescono a concentrarsi e quelli che pretendono di essere tenori mentre sarebbero dei baritoni. Che ci sia speranza lo dimostra la lunga esperienza di Maria Teresa Tramontin, mezzosoprano, Maestro di Coro, nonché musicoterapeuta, che dal 2010 organizza un Corso di Canto per Stonati presso l’Orchestra Sinfonica di Milano e dirige il Coro degli Stonati, che stonati evidentemente non sono più, e per riuscirci hanno studiato e studiato e studiato.
Nella vita ci sono cose che, ahinoi, si possono fare mentendo o raccontando panzane, ma ce ne sono altre che non fanno sconti perché ti ributtano in faccia in tempo reale la verità, ovvero se le sai fare o non le conosci per niente, e una di queste è la musica. La musica non perdona. Il partigiano nemmeno, «Porcaccissimo Giuda».

mariangela.mianiti@gmail.com