Non si può condividere alcuna politica che dia maggiore forza al mondo agricolo industriale creando substrato fertile per un modello di produzione che non riesce a tenere in considerazione il valore della biodiversità, del benessere animale, dell’uso oculato e attento delle risorse naturali.

I produttori responsabili, e insieme a loro i consumatori consapevoli, hanno compreso da tempo il ruolo politico che possono giocare in questo percorso. Tuttavia, abbiamo bisogno che il settore agroalimentare in Italia e in Europa viaggi con regole e opportunità uguali per tutti; solo allora si potrebbe cominciare a parlare di mercato realmente libero, condizionato solo dalle capacità e dal saper fare, saper produrre qualità. Biodiversità, agroecologia, benessere animale rappresentano perni centrali della nostra visione politica, come lo è l’interruzione del consumo di suolo. Il consumo di suolo non è soltanto cementificazione, ma è anche uso smodato di pesticidi, di erbicidi, eccessivo impiego delle lavorazioni, quindi perdita di fertilità. Noi perdiamo annualmente suolo in tutta l’Europa.

Abbiamo la necessità di interrompere questo processo di desertificazione a vantaggio della possibilità di continuare a produrre cibo nella nostra Unione Europea e in Italia. Vogliamo però provare a immaginare questo nostro futuro con gli occhi della positività sottolineando oggi quanto ci sia bisogno di una politica agricola comunitaria capace di leggere attentamente e tradurre perfettamente in azioni pratiche e in politiche efficaci le ambizioni della «Farm to fork» e della strategia biodiversità.

Abbiamo bisogno di una Pac che sia anche capace di fare da monito agli Stati membri per dare vita a piani strategici nazionali capaci di leggere le esigenze agricole dell’intero Paese, senza guardare a una parte del mondo agricolo, ma cercando di mettere a valore l’enorme e straordinaria diversità del mondo produttivo che c’è nel nostro Paese.

Allora, questo probabilmente è il passo più importante per intraprendere la strada verso la transizione ecologica. È vero che noi siamo il Paese con la maggiore presenza di agricoltura biologica, ma questo lo dobbiamo ai nostri agricoltori che ci hanno creduto e anche ai consumatori che hanno compreso quanto importante sia investire nell’ecologia facendo la spesa. In un recente rapporto presentato al Sana si è evidenziato quanto sia sentita nel consumatore italiano la transizione ecologica, quanto sia sentita la necessità di rivolgersi a prodotti biologici per essere parte di questa transizione.

Ecco su questo dobbiamo concentrare l’attenzione per cercare di essere esigenti sul ruolo che l’Unione Europea deve svolgere per garantire che tutto ciò accada a vantaggio dei produttori, dei consumatori e dell’ambiente.