La pista più calda è «ucraina». Obama: «Indagine imparziale»
Delitto Nemtsov Poroshenko: «Era il ponte tra Kiev e Mosca»
Delitto Nemtsov Poroshenko: «Era il ponte tra Kiev e Mosca»
Lo scorso primo settembre, Boris Nemtsov ha pubblicato un articolo sul Kyiv Post, uno dei principali quotidiani ucraini, su ovvie posizioni anti Mosca, nel quale spiegava le ragioni secondo cui la guerra in corso in Ucraina è da considerarsi prima di tutto «la guerra di Putin». A testimoniare la sua opposizione al presidente russo, Nemtsov elencava le responsabilità, a suo modo di vedere, di Mosca nel conflitto, non ultimo l’invio di mercenari, volontari e soldati a dar manforte al Donbass separatista. Precedentemente – ancora prima dello scoppio della guerra – aveva esposto le sue «dieci tesi sulla Crimea», nelle quali esponeva altre critiche alla «politica di potenza» di Putin.
Un «grande amico» di Yatseniuk
Non a caso, la manifestazione che si sarebbe dovuta tenere oggi a Mosca, capitanata proprio da Nemtsov, leader dell’opposizione seppure offuscato negli ultimi tempi, come hanno scritto i media internazionali, dalla popolarità di altri dissidenti, doveva avere come principale argomento la critica all’ingerenza russa negli affari ucraini. E non è un caso che secondo gli inquirenti la «pista ucraina» nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Nemtsov, sia da considerarsi la più calda.
Poche ore dopo che si era diffusa la notizia della sua morte, il governo di Kiev ha subito sottolineato la vicinanza con Nemtsov. Secondo il premier Yatseniuk, la vittima dell’agguato di Mosca, era un «grande amico», mentre il presidente Poroshenko sulla sua pagina Facebook ha ricordato Boris Nemtsov come «il ponte tra Russia e Ucraina»; Nemtsov, liberale e liberista, aveva di sicuro molti punti di contatto con il governo di Kiev, fin dai suoi esordi vicino al Fmi e non sorprende dunque il suo ruolo di collegamento. Indiscrezioni diffuse a Mosca, raccontano anche di dossier di Nemtsov sull’Ucraina, pronti ad essere rivelati. Al riguardo è probabile non si saprà mai la verità, ma è certo che l’impegno nella battaglia contro Putin, ultimamente aveva trovato nelle questioni ucraine un ambito importante per Nemtsov, deciso a dimostrare il coinvolgimento della Russia nella guerra in corso (ora sottoposta ad una fragile tregua).
Secondo quanto è trapelato dalle prime indagini a Mosca, al momento dell’omicidio, l’ex alleato di Eltsin sarebbe stato in compagnia di una ragazza ucraina, già interrogata. Su questa «pista» ogni ragionamento è naturalmente aperto. Così come rimangono aperte le strade alle soluzioni interne, che vedono nell’omicidio di Nemtsov un piano per destabilizzare il paese, colpendo sia l’opposizione, sia Putin (come spiega un editoriale di ieri di Russia Today). Secondo Gorbacev, ad esempio, l’omicidio di Nemtsov mira a portare la Russia sull’orlo di una crisi interna, capace di scatenare una catena di eventi funesti.
Il pericolo frantumazione della Russia
L’ipotesi di una Majdan moscovita, infatti, non invita a pensare a futuri particolarmente rosei. Il rischio di frantumazione della Russia, se dovesse aprirsi un conflitto su larga scala interno, sarebbe pericoloso per tutta l’Europa, qualsiasi sia l’idea che si ha sull’operato di Putin. E il presidente russo, che pure ha dalla sua parte la maggioranza della popolazione, stando ai sondaggi, è al potere ormai da vent’anni. In una fase in cui potrebbe dunque faticare di più a tenere il paese sotto il suo controllo. E i tentativi di destabilizzazione potrebbero anche riuscire, anche solo in parte.
La reazione internazionale è in ogni caso unanime. Il sospetto dell’Occidente non è velato: si tende a considerare la morte di Nemtsov come il frutto di un omicidio politico. Seppure tutti sembrano concordi nel non voler emettere giudizi su Putin, la richiesta unanime di un’inchiesta indipendente indica la poca fiducia nell’operato di una polizia completamente controllata dal Cremlino. A cominciare da Obama che ha chiesto al governo russo di condurre un’«indagine rapida, imparziale e trasparente» sul «brutale assassinio» di Boris Nemtsov.
In un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, Obama ha affermato che Mosca deve assicurare che vengano giudicati «coloro che sono responsabili» e ha anche ricordato che Nemtsov, che aveva incontrato a Mosca nel 2009, era un «instancabile difensore del suo Paese, sottolineando di ammirare il modo coraggioso» con cui ha lottato «contro la corruzione in Russia». Obama ha poi espresso le proprie condoglianze ai parenti di Nemtsov e al popolo russo, che ha perso «uno dei difensori più impegnati ed eloquenti dei suoi diritti».
Si sono fatti sentire anche gli europei. Per l’Italia ha espresso il suo cordoglio il neo presidente Mattarella con l’auspicio «che i colpevoli del gesto efferato possano presto essere assicurati alla giustizia». Lo sconvolgimento dei russi – ieri a Mosca tutti gli intervistati si dicevano «allibiti e increduli» di fronte all’omicidio – sembra accomunare i moscoviti a Merkel che secondo il suo portavoce si sarebbe detta «scioccata dal subdolo omicidio».
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