Pare subito ardita l’idea di portare sul palcoscenico Il capitale di Karl Marx, eppure succede, anzi è successo a Roma al Teatro Argentina, per tre sere; sottotitolo «quasi un vangelo apocrifo in ventiquattro scene», che occupano però complessivamente lo spazio di una sola ora e mezza. È un susseguirsi di flash e di ascolti (a parte il finto-ingenuo monologo in dialetto napoletano che apre e chiude la serata, con una bravissima interprete). In realtà si scopre presto la natura di saggio scolastico di fine anno (anzi fine triennio) degli allievi in formazione del Teatro di Roma. MA IL PENSIERO di...