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La piccola riforma del Csm presentata ai partiti

La piccola riforma del Csm presentata ai partitiLa ministra della giustizia Marta Cartabia ieri alla festa di Fratelli d'Italia a Roma – LaPresse

Giustizia Legge elettorale per il Csm solo ritoccata: resta il maggioritario. Limiti, ma non muri tra le toghe e gli incarichi politici. Oggi la ministra riceve i rappresentanti della maggioranza. Uno alla volta

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 9 dicembre 2021

Incontri bilaterali: la ministra della giustizia e il suo staff ricevono un partito alla volta i (tanti) rappresentanti della maggioranza. A partire da questa mattina alle otto, in via Arenula. La formula dice bene a quale punto del lungo cammino della riforma del Consiglio superiore della magistratura siamo. Non al punto finale. La ministra presenterà gli emendamenti con i quali intende riscrivere il vecchio testo Bonafede – martedì ai magistrati dell’Anm non ha consegnato un testo, limitandosi a un riassunto -, per trovare la sintesi politica servirà altro tempo. Del resto, ha detto Marta Cartabia ieri sera alla festa invernale di Fratelli d’Italia («è l’unico invito di partito che ho accettato perché è importante dialogare con l’unica opposizione»), «dalle forze politiche ho ricevuto solo indicazioni in negativo, su cosa non avrei dovuto fare».

La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm è il terzo tempo degli interventi sulla giustizia. Una riforma strutturale che, come nel caso dei nuovi codici di procedura penale e civile, è affidata in buona parte a una delega al governo. Ma c’è anche una parte urgente, lo ha ricordato spesso Mattarella, sulle nuove norme del Consiglio. Nel capo IV del vecchio testo Bonafede c’è la nuova legge elettorale per la componente togata del Consiglio, di immediata applicazione. E siamo già in ritardo, visto che il Consiglio in carica scade a settembre e le elezioni sono in programma a luglio. Tenerle con le vecchie regole è impossibile, tanto che si sta già ipotizzando uno slittamento delle urne a inizio settembre. Questo perché la nuova legge elettorale dovrebbe dare un taglio a quello che è universalmente indicato come il difetto numero uno del sistema attuale: il peso delle correnti della magistratura associata.

Vero o falso che sia, c’è però da dubitare che il sistema che la ministra si avvia a proporre possa essere efficace. Le novità infatti sono assai limitate. Sistema elettorale maggioritario quello attuale – presentato anche questo dal governo Berlusconi quasi vent’anni fa come uno strumento anti correnti -, sistema elettorale maggioritario quello proposto. Con una novità nei collegi, che da tre passerebbero a otto, ognuno dei quali con due posti in palio. Un sistema fatto apposta per un bipolarismo giudiziario, non a caso il preferito della corrente della magistratura che ha il vento in poppa, avendo appena vinto le elezioni per il rinnovo delle giunte esecutive di sezione. Ed è proprio la corrente più coinvolta dallo scandalo Palamara: la destra di Magistratura indipendente.

Cartabia dunque ha abbandonato l’opzione per un sistema proporzionale che era contenuta nelle proposte della commissione da lei insediata, guidata dal costituzionalista Luciani. Mossa simile a quella già vista nel caso della riforma del processo penale, necessaria per trovare un punto di incontro nella sua composita maggioranza, con destra e 5 Stelle a tirare in direzione opposta e il Pd nel mezzo. Infatti la ministra già dice: «È la riforma percorribile, non la mia riforma ideale».

A conti fatti, se il numero dei magistrati nel Csm salirà da 16 a 20, per la quota proporzionale alle terze forze (se non a quelle fuori dalle correnti) resteranno appena quattro posti da recuperare con i migliori terzi classificati. Se l’esito sarà questo, modesto, certamente avrà pesato il fatto che l’Anm non si è presentata all’appuntamento con una posizione condivisa, non mancando neanche le toghe che ancora insistono a proporre l’incostituzionale sorteggio.
Una cosa la ministra l’ha detta ieri sera: con la riforma casi come quello di Maresca, l’ex pg candidato sindaco a Napoli che resterà in consiglio comunale rientrando nelle funzioni alla Corte d’appello di Campobasso, non si potranno ripetere. Basterà recepire le proposte della commissione Luciani, che prevede infatti l’incompatibilità oltre che l’ineleggibilità nel distretto e il divieto di tornare nel ruolo in sedi anche solo limitrofe. Una stretta importante rispetto alla situazione di oggi, anche se non è quel muro tra magistratura e incarichi politici che avrebbe voluto alzare Bonafede.

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