Sono state almeno 10mila (ma in serata si è arrivati a toccare quota 15mila) le sardine che ieri sera hanno affollato piazza Dante: l’immagine dall’alto diffusa dagli organizzatori mostrava la folla accalcata e nessuno spazio libero tutto intorno alla statua di Dante. Del resto erano piene anche le strade intorno. Il là alla manifestazione l’ha dato la registrazione della famosa «pernacchia» di Eduardo de Filippo ne L’oro di Napoli (quella che il grande attore insegnava a indirizzare al nobile pieno di sé) mentre i partecipanti urlavano in coro «Napoli non si lega».

Dopo l’incipit pieno di ironia è toccato alla Scalzabanda, l’orchestra composta dai ragazzi del quartiere popolare Montesanto, che è scesa dai Quartieri Spagnoli suonando e trascinando le persone con sé. Arrivati nell’emiciclo i ragazzi hanno intonare con chitarra e flauto Napul è di Pino Daniele e, a ruota, Bella ciao. La folla si è unita ai giovani musicisti in un enorme coro liberatorio, come un rito collettivo contro le politiche dell’odio e della divisione che, dalla prospettiva della piazza, prendono anche la forma della separazione dei ricchi che tanto piace ai leghisti che pure ora chiedono voti per eleggere addirittura il prossimo sindaco di Napoli nel 2021 come rivendicato dallo stesso Salvini: la pernacchia collettiva, evidentemente, è anche un’eloquente risposta su questo punto.

Sardine colorate, sardine stilizzate disegnate sulle guance di grandi e piccoli, mini sardine che pendono dagli ombrelli colorati. C’è persino chi ha organizzato un laboratorio di sardine per i più piccoli da realizzare con carta e pennarelli nel vicino locale Kesté. E poi le maschere della Casa di carta, quelle irriverenti di Pulcinella. «Salvini è un provocatore – spiega Antonella Cerciello, la prima a creare la pagina NapoliNonSiLega – e sa come impaurire le persone, parlando alla pancia e facendo loro credere davvero che gli extracomunitari ci rubano il lavoro. L’Italia non sta tornando indietro ma, con odio e intolleranza, sta diventando qualcosa che non è mai stata e contro cui, da Napoli, arriva una risposta meravigliosa da migliaia di cittadini».

Bruno Martirani (che ha promosso il flash mob su facebook dal profilo Sardine napoletane – Napoli non si lega) ieri sera ha ripetuto quello che sostiene da giorni: «I protagonisti sono tutti quelli che hanno deciso di scendere in piazza per dire no alla propaganda di Salvini. Nessuno domani ci potrà dire che i tempi erano oscuri perché abbiamo taciuto. Siamo qui perché dei napoletani nel 1943 hanno reso la città libera dal nazifascismo, siamo qui perché altri non ci sono e dobbiamo lottare per il diritto di far tornare chi è andato via dalla propria terra perché costretto dalla mancanza di lavoro e non perché voleva emigrare. All’odio di Salvini abbiamo risposto con una grande pernacchia, una pernacchia che è durata più di due minuti».

E infine Luca Delgado (amministratore di Sardine – Napoli non si lega): «Questa città ha una tradizione lunga di antisalvinismo e antileghismo, abbiamo visto crescere da lontano l’onda d’odio su cui costruiva il suo potere e intanto Napoli ha subito tante sottrazioni, perché per 25 anni la Lega in parlamento ha portato acqua al suo mulino e anche per questo l’Italia va ancora a due velocità. In piazza Dante tanti cittadini di ogni età, giovani ma anche persone di 60 anni, che probabilmente non trovano una collocazione politica precisa ma sono pronti a unirsi allo slogan della serata “Napoli non si Lega”».

Maschere di carta, peschi colorati, produzioni di canzoni, tutti si sono presentati con la propria interpretazione per poter contribuire all’esorcismo collettivo contro all’avanzata della destra, che già scalda i motori per le regionali in Campania il prossimo maggio. E magari le sardine dovranno tornare in piazza proprio per la campagna elettorale, ormai già partita. Un applauso è arrivato via social anche dal sindaco partenopeo, Luigi de Magistris: «Sono contento – ha scritto su Twitter – quando vedo piazze piene di persone in movimento per i diritti e le libertà. Piazze di ossigeno democratico, senza sponsor e padroni».