C’è da spostare… un torrente. Non è il testo di una canzone demenziale di fine anni Ottanta, ma uno degli effetti ‘collaterali’ del cantiere della controversa superstrada Pedemontana che potrebbe portare allo spostamento del torrente Poscola a Castelgomberto, in provincia di Vicenza, con conseguenze ambientali molto serie per l’equilibrio del territorio.

Era il 2003 quando uno studio condotto dal Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza dell’Università di Padova avvertiva che “Ambienti di questo tipo, sempre più rari a causa della diffusa antropizzazione, rappresentano un’insostituibile fonte di biodiversità animale e vegetale. Pertanto sono meritevoli di tutela e di valorizzazione anche a fini educativi.

Purtroppo la parte che ricade nel comune di Castelgomberto verrà in gran parte distrutta dal completamento di una zona industriale e il colpo di grazia potrebbe esser dato dall’eventuale passaggio dell’Autostrada Pedemontana Veneta”.

L’area Le Poscole ricade nella Rete Natura 2000: il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE Habitat per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

Eppure, come denuncia il Comitato No Pedemontana di Treviso, che ha convocato per oggi, 18 novembre, in via Cracchi a Castelgomberto dalle 11 un presidio informativo e di protesta, l’11 settembre scorso è crollata la volta della galleria della superstrada Pedemontana coinvolgendo l’alveo del torrente Poscola e 40 metri di argine, che sono rovinati in basso, all’imbocco della lunga galleria stradale in costruzione Castelgomberto-Malo.

Il cantiere è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, per individuare le responsabilità. Nel frattempo, i periti incaricati hanno formulato l’ipotesi di spostare il torrente Poscola, per continuare i lavori in maggiore sicurezza.

Il progetto della superstrada Pedemontana veneta, uno dei cantieri in corso più grandi d’Italia, porta da anni con sè innumerevoli polemiche sia per l’impatto ambientale, sia per i costi imponenti lievitati in corso d’opera. Per il suo completamento, infatti, a fronte di una previsione sulla carta di 2,2-2,4 miliardi di euro al netto delle tasse, la Corte dei Conti ha ipotizzato ci siano da prevedere altri 600 milioni per la viabilità complementare, che ricadrebbero sulle spalle della Regione Veneto e dello Stato che già coprono l’opera con circa 600 milioni di euro.

Se ciò non bastasse, ora per portare avanti i lavori si ipotizza addirittura di spostare un importante corso d’acqua, danneggiando irrimediabilmente l’ecosistema circostante. Quattro sono i punti contestati dai comitati che stanno preparando anche un ricorso legale contro questa previsione. “Innanzitutto nei siti appartenenti a Rete Natura 2000 – ma anche nelle aree adiacenti- è obbligatorio rispettare la normativa di riferimento, che vieta qualsiasi opera che possa avere incidenze significative sui siti protetti: lo spostamento del torrente Poscola per far posto al nuovo tracciato della Pedemontana sembra per questo del tutto inammissibile”, ci spiega Gabriele Zanella del Comitato No Pedemontana, tra i promotori del presidio di oggi.

Il crollo della galleria avvenuto a settembre, non è un caso isolato. Nell’aprile 2016, infatti, si verificò un precedente crollo che causò la morte di un operaio nella galleria verso Malo, e il sequestro del cantiere.

«A nostro avviso questo dimostra la fragilità e le incongruenze relative alle Valutazioni di Impatto e di Incidenza ambientale, la cui funzione istituzionale sarebbe quella di garantire la sicurezza e la protezione ambientale, neutralizzando in anticipo scelte avventate». Si chiede, dunque, alla magistratura di riesaminare le procedure di valutazione che hanno accompagnato l’approvazione del progetto e l’apertura del cantiere della Superstrada Pedemontana che molti esperti che hanno sostenuto l’opposizione dei comitati in questi anni hanno valutato come inaccurate e sbrigative, anche perché svolte in regime commissariale.

La terza obiezione sollevata dai comitati è che «non sono state rispettate le prescrizioni obbligatorie formulate a suo tempo dalla Commissione Speciale per la Valutazione dell’Impatto ambientale e dal Cipe, che riguardavano in particolare le aree Natura 2000, le aree di pregio ambientale e le interferenze con la rete idrografica, che avevano fatto esplicito riferimento alla costruenda galleria Castelgomberto- Malo», spiega ancora Zanella.

«Solo nella particella definita come habitat 6510 del sito protetto Le Poscole, sono stati occupati e stravolti almeno 16.870 mq, per esigenze di cantiere, già preventivate nella Valutazione d’incidenza ambientale del 2014», continua l’esponente del Comitato No pedemontana. «Nello stesso documento di valutazione del 2014, e in quella del 2012, si può leggere che gli esperti e i periti dichiaravano che con ragionevole certezza scientifica si può escludere il verificarsi di effetti significativi sui siti della Rete Natura 2000. Questa conclusione – sottolinea Zanella – cozza duramente con quanto stiamo osservando in realtà e quanto si vorrebbe fare, che la smentiscono clamorosamente».

Pe questo l’opposizione dei comitati e dei comuni dell’area si annuncia durissima, e il presidio di domani sarà solo l’ennesima puntata di un lungo confronto tra interessi e diritti, tra barricate e carte bollate.