La storia della guerra, intesa sia come concetto sia come studio delle tattiche/tecniche militari, fino a non troppo tempo fa genere storiografico di nicchia, a parte l’Inghilterra che l’ha sempre praticata, ha guadagnato molti adepti negli ultimi decenni anche dalle nostre parti. È certamente un campo di studi scevro ormai da tentazioni celebrative, nel quale anzi la guerra e le battaglie sono analizzate in rapporto a tanti fattori più generali di stampo sociale e culturale.

CI SI SONO MISURATI nel tempo storici di peso quali Franco Cardini, Philippe Contamine, Alessandro Barbero; fra i diversi tipi di combattimento, però, l’assedio ha ricevuto minore attenzione, e a colmare il gap pensa ora Duccio Balestracci (storico dell’Università di Siena che si era già cimentato con la celebre battaglia di Montaperti) con il suo Stato d’assedio. Assedianti e assediati dal medioevo all’età moderna (Il Mulino, pp. 376, euro 25), un libro incentrato sui secoli che vanno dal pieno medioevo alla fine del XVIII secolo, ma che non tralascia confronti con episodi tratti dal mondo antico così come da tempi a noi più vicini. Sono battaglie particolari, gli assedi, in larga parte basati sullo sfinimento e sulla paura.
Alla fine dell’XI secolo ad Antiochia i cosiddetti «crociati» (il termine in realtà è successivo) impiegarono quasi un anno per venire a capo della resistenza interna, e lo fecero probabilmente solo grazie a un tradimento; presero la città e finirono a loro volta assediati al suo interno.

IL SENTIMENTO della paura è analizzato molto bene nel testo: quella che si prova dentro le mura al pensiero dell’ingresso dei nemici che terminerà in un massacro, sentimento acuito dallo sfinimento dovuto a mesi di scarsità di viveri e di acqua; ma anche la paura degli assedianti, che spesso sotto le mura trovano una morte orribile. L’assedio non si consuma generalmente nello scoppio eclatante di una battaglia, ma termina per la difficoltà di resistere, nell’annichilimento dovuto all’impossibilità di rifornirsi. Senza contare che gli assedianti mettono in atto spesso una tattica di terrorismo psicologico, decapitando ostaggi e gettandone le teste all’interno delle mura; o persino con una sorta di guerra biologica premoderna, con il lancio dei cadaveri degli ammalati: si dice che questo accadde sul Mar Nero all’inizio dell’ondata di Peste Nera della metà del Trecento.

ANCHE LA TECNICA conosce un’evoluzione e almeno due svolte importanti, con la costruzione di macchine da assedio all’inizio del secondo millennio (meno complesse di quelle antiche, ma ad esse ispirate), poi con l’introduzione della polvere da sparo, alla quale si risponde col passaggio dalla cortina muraria alla bastionatura. Così come è importante, ci dice Balestracci, capire la differenza fra gli assedi di terra e quelli di mare.
Alla fine, in poco meno di quattrocento pagine, il lettore ha una visione dettagliata sotto ogni profilo di questa terribile specialità, passata in secondo piano nella guerra contemporanea, ma che ha dominato la realtà bellica e il suo immaginario attraverso i millenni.