«Potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma», la senatrice grillina Paola Taverna ieri si è attirata le ormai consuete ironie sulla sindrome cospirazionista dei pentastellati. Ma forse non andrebbe presa con superficialità: come capita a volte nelle faccende politiche, e più di sovente per i grillini, una battuta semplificatoria nasconde elementi di verità e spunti d’analisi. Ecco allora che di fronte alle difficoltà del Pd e alle truppe sparpagliate di ciò che rimane della destra (e che si spalma su tre candidati: Francesco Storace, Guido Bertolaso e Alfio Marchini), nel M5S cominciano a prendere sul serio l’esito delle elezioni romane e con preoccupazione la vittoria possibile.

Taverna viene da Torre Maura, periferia a sud est di Roma, ed è una dei membri di quella specie di direttorio capitolino che la scorsa settimana ha avocato a sé la gestione della campagna elettorale e il futuro disbrigo delle faccende amministrative del Campidoglio. Ecco allora che i dirigenti del non-partito di Grillo e Casaleggio iniziano a porsi domande molto concrete. Cosa significa governare una città oberata dai debiti? Come si mettono le mani su una capitale fiaccata dalla crisi? E come si evitano gli errori e le leggerezze che fiaccano le esperienze di governo del M5S in città anche meno difficili da gestire?

«Ci stanno lasciando debiti fino al 2020 – ha proseguito Taverna – E questa non è opera nostra. Vogliono mettere il M5S al governo della città per togliergli i fondi del governo e fargli fare brutta figura». Le sue parole arrivano all’indomani della attesa discesa in campo dei circa duecento aspiranti al Campidoglio, il personale politico che dovrebbe condurre l’opera di risanamento descritta nei giorni scorsi da Di Battista come «durissima». Gli oltre novemila iscritti romani al portale potranno esprimere la loro preferenza da venerdì. L’obiettivo, fanno sapere dallo staff, è quello di concludere le «comunarie» a fine mese e arrivare al nome del candidato sindaco intorno al 25 febbraio. Il primo turno dovrebbe tenersi tra giovedì e venerdì 19 febbraio. I 48 volti più cliccati da casa accederanno alla seconda fase: 10 correranno per il posto di candidato sindaco, gli altri verranno candidati al consiglio comunale.

Sulla piattaforma di Casaleggio e Grillo sono comparsi i curriculum, i video con le dichiarazioni d’intenti di una compagine che è uno spaccato della trasversalità del Movimento 5 Stelle. Ci sono ex militanti di Rifondazione, reduci dipietristi e iscritti alla prima Forza Italia. Molti avvocati, tanti architetti ma anche commercianti, impiegati oltre che carabinieri, militari e delegati sindacali. L’età media è un po’ altina: 47 anni. Nella gran parte dei casi si tratta di uomini e donne che rivendicano con orgoglio il loro status: «Cittadini alla prima esperienza politica».

Le autocandidature in video durano in media due minuti e sono meno folcloristiche di occasioni precedenti, girate tutte con gli stessi standard tecnici, candidati a mezzo busto e sobrio sfondo bianco. Con qualche eccezione. Ad esempio quella del filmato di Carlo Chiariglione, soldato quarantaduenne più volte impegnato in missioni all’estero, già diventata un piccolo culto tra gli appassionati del genere. Si era invece palesato con basso profilo Antonio Caracciolo, ricercatore di filosofia del diritto di 65 anni già noto alle cronache per aver sostenuto posizioni negazioniste sull’Olocausto. La sua figura ha suscitato proteste che hanno convinto lo staff grillino a espungerlo dalla lista degli aspiranti consiglieri poche ore dopo la sua apparizione on line.

Ci sono invece, e non poteva essere altrimenti, i quattro «portavoce» uscenti. Tra di essi figurano quelli che in molti indicano come i duellanti per il Campidoglio: Marcello De Vito e Virginia Raggi. Il primo sarebbe appoggiato dalla zarina romana Roberta Lombardi. La seconda avrebbe del sostegno dal frontman Alessandro Di Battista, che gode di maggiore popolarità ma ha meno radicamento territoriale. Sono interpretazioni che raccontano solo una parte di verità, anche perché il M5S, nonostante questi tre anni di sedimentazione di gerarchie e strutturazione locale, è un animale pre-politico, dunque la grammatica del linguaggio delle correnti non opera proprio al 100 per cento.

Proprio ieri, Beppe Grillo ha debuttato a Roma con lo spettacolo Grillo vs Grillo. Prima di salire sul palco del teatro Brancaccio ha girato per le strade della capitale braccato dai cronisti che hanno provato invano a strappargli qualche dichiarazione. Se un fondatore si schermisce, l’altro si getta nell’agone: a Bologna, dove la scelta del candidato sindaco non è avvenuta col voto online ed è stato mandato avanti il fedelissimo Massimo Bugani, si annuncia per sabato la visita di Gianroberto Casaleggio.