Dopodomani, sabato 3 ottobre, Negra y criminal chiude alle 14, per sempre. Sabato sarà un giorno di abbracci, foto, parole e, sempre, di libri. Una libreria che non ha mai avuto bisogno di reinventarsi perché sin dall’inizio è stata unica, avrà un finale alla sua altezza. Come sempre, vi aspettiamo. Montse e Paco, librai».
Con questo breve messaggio, Paco Camarasa e Montse Clavé annunciarono nell’ottobre del 2015 la chiusura definitiva della libreria che avevano fondato nel dicembre del 2002 in carrer de la Sal, una viuzza della Barceloneta, quartiere «marinaro» e operaio di Barcellona: un triangolo circondato dal mare e attraversato da stradine che si intersecano ad angolo retto, rimasto fino ad allora sostanzialmente identico a se stesso, nonostante l’euforia olimpica degli anni ’90. Quasi un paesetto a sé, insomma, con le sue modeste botteghe, la vita comunitaria, il mercato del pesce, le chiacchiere in piazza, ai margini di una grande città che si preparava a diventare la mecca del turismo di massa.

Che azzardo aprire proprio lì, lontano dagli abituali punti di ritrovo degli intellettuali cittadini, la prima libreria spagnola specializzata in polizieschi, noir, thriller e ogni altra possibile forma di «romanzo criminale». Eppure, remando per tredici anni contra viento y marea, i due librai riuscirono a fare del loro minuscolo spazio un punto di riferimento, a contribuire largamente al successo e al rapido sviluppo del noir e del poliziesco spagnolo, e a diffondere i testi di autori dei quali solo un esiguo numero di appassionati sospettava l’esistenza.
Volumi introvabili o appena usciti, uno sconfinato schedario da consultare, gruppi di lettura – Camarasa arrivò a gestirne otto, uno dei quali composto solo da mossos de esquadra, i poliziotti locali -, animate conversazioni con un libraio che aveva letto tutto ciò che vendeva, e poi tazze di caffè, qualche bicchiere di vino e, ogni sabato, grandi tegami di mejillones (ossia di cozze) preparati nella cucina-retrobottega: Negra y criminal offriva tutto questo, e molto di più. Per esempio la sconfinata competenza di Paco che, nato a Valencia nel 1950, si era laureato in Economia, interessandosi ben poco della materia, molto di politica (la sua militanza nel Pce gli costò una breve detenzione e un lungo processo) e moltissimo di novela negra, proprio negli anni in cui il panorama del poliziesco spagnolo stava per cambiare radicalmente, grazie a nomi come Vázquez Montalbán, Eduardo Mendoza o Francisco González Ledesma (tutti e tre di Barcellona, quasi a confermare una naturale vocazione della città alla letteratura noir).

Paradossalmente, la chiusura della libreria arrivò proprio nel momento di maggior successo di un genere a lungo relegato negli angoli bui delle librerie generaliste: pareva che i lettori, a parte un ristretto gruppo di palati esigenti, non se la sentissero più di arrivare fino a carrer de la Sal in cerca di un libro «speciale», di un giallista latinoamericano ancora sconosciuto, di un consiglio che nessun altro se non Camarasa poteva dare. Polizieschi e noir occupavano in forze le grandi catene di librerie, traboccavano da internet, popolavano le rivendite degli aeroporti… E poco importava che i grandi gruppi editoriali proponessero a lettori sempre meno curiosi gli stessi autori di best sellers internazionali.
Non c’è da stupirsi della rinuncia di Paco e Montse, che concepivano il loro lavoro come una forma di «attivismo letterario», sul filo della propria passione e di una continua ricerca. «Abbiamo fatto il nostro tempo, ecco tutto», fu il commento di Paco, amaro ma non risentito. Durante l’affollatissima giornata di addio, i due librai ricordarono scherzosamente che negli anni avevano offerto ai frequentatori della libreria 1350 chili di mejillones («Le pescherie del quartiere hanno già nostalgia di noi», osservò Paco), oltre a quasi quattrocento incontri con autori spesso celebri, da Camilleri a Ellroy, da Markaris a Mankell, da Nesbo alla barcellonese Giménez-Bartlett. E avrebbero potuto ricordare che si deve a Camarasa la nascita, nel 2005, del premio Pepe Carvalho e del festival BCNegra, oggi uno dei più importanti e frequentati da chi ama il poliziesco.

Pochi mesi fa, nel 2018, Paco Camarasa se n’è andato per una grave malattia, ma ha fatto in tempo a tenere a battesimo una nuova libreria consacrata al genere cui ha dedicato la vita: SomNegra, un locale grande e luminoso in carrer d’Aragò, nel centro della città, lontano da una Barceloneta che Airbnb e il turismo de borrachera vanno sfigurando ogni giorno di più. Ad aprirla è stato un giovanotto, Miguel Ángel Díaz, molto diverso da Camarasa ma deciso a raccoglierne in qualche modo il testimone. Ragazzo di provincia (viene da Collbató, un paesino ai piedi della montagna su cui sorge il monastero di Monteserrat) e tecnico elettricista in una fabbrica della zona, Díaz aveva aperto senza successo una cartoleria dove tentava anche di vendere polizieschi e noir, la sua passione di sempre. Da lì è passato a inventarsi una libreria online dedicata al genere e chiamata appunto SomNegra, che esiste ancora e rappresenta il 40% del suo fatturato, oggi che, a forza di ostinazione, è riuscito finalmente a raggiungere l’obiettivo di possedere una «vera» libreria la cui attività non si ferma mai, tra presentazioni e incontri, chiacchiere e consigli, bicchieri di vino e tazze di caffé (mancano solo i meijllones).

Un’impresa giovane e bene avviata, che fa ampio uso dei social e che, oltre a vendere gli inevitabili best-seller, dedica un’attenzione particolare agli editori piccoli e piccolissimi, alle proposte insolite, agli autori di valore meno noti al grande pubblico, ai debuttanti e al poliziesco locale. E sugli scaffali, naturalmente, non manca Sangre en los estantes (Editorial Destino), l’insostituibile libro che Camarasa ha pubblicato poco prima di morire: quasi cinquecento pagine che raccontano, in forma di dizionario, la storia della letteratura negra y criminal.

*

SCHEDA. CITTÀ DEL MESSICO. «El Burro Culto», l’indirizzo è segreto

Quella di Max Ramos è una storia da romanzo: tolto a una madre che gestiva un bordello, è cresciuto in un orfanotrofio la cui biblioteca deserta gli serviva da rifugio. Nata nell’infanzia, la passione per i libri è poi diventata un mestiere: inizialmente libraio «di strada», Ramos ha aperto vent’anni fa la sua prima libreria nel centro di Città del Messico, e oggi ne possiede quattro, specializzate in volumi usati per clienti dai gusti difficili. Se due delle librerie sono anche attivi centri culturali, le altre hanno caratteristiche piuttosto insolite: La Niña Oscura, nascosta in un antico cortile, mostra i suoi 60mila volumi per poche ore, ogni sabato; di El Burro Culto, invece, si ignora l’indirizzo: si sa soltanto che ha sede in un vecchio appartamento della Colonia Roma, e che viene aperta su appuntamento agli «ospiti» approvati dal libraio. Il segreto la protegge dai furti (El Burro è pieno di preziose e costose rarità), ma soprattutto offre ai bibliofili il piacere di esplorare in solitudine un luogo traboccante di edizioni introvabili, tra porte segrete, mobili antichi e addirittura un ampio letto sostenuto da scaffali nei quali trova posto la letteratura erotica. Una «clandestinità» che, inutile dirlo, ha reso celebre tanto il libraio che la sua creatura. (Fra. Laz.)