Il potere delle favole e dei loro personaggi nella costruzione dell’identità di genere è fra i temi affrontati da due spettacoli molto diversi e altrettanto intensi, La Bella Rosaspina Addormentata di Emma Dante e Lolita di Babilonia Teatri, inseriti nel bel cartellone dell’undicesima edizione del festival Gender Bender, che si è appena concluso a Bologna. Principi azzurri e principesse portatori di stereotipi che incidono sulla formazione di bambini e bambine cresciuti nella convinzione che quei ruoli siano l’unica possibilità. La rassegna internazionale, ideata da Daniele Del Pozzo, si occupa delle rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale nella cultura e le arti contemporanee.

Promosso da Il Cassero Gay Lesbian Center cittadino con la collaborazione di Soggettiva, festival di cultura lesbica. Nella rivisitazione della fiaba dei fratelli Grimm la Compagnia Sud Costa Occidentale mostra una giovane e bella principessa rimasta addormentata per quasi cento anni, un secolo in cui sono successe molte cose: due guerre mondiali, gli anni ’70, la televisione, i matrimoni gay, facebook. Rosaspina si addormenta bambina e si risveglia donna, grazie al bacio di un principe la cui identità si svelerà solo alla fine.

Delicato, tenero e ironico, più volte lo spettacolo fa sorridere la platea affollata di bambini che commentano ad alta voce i passaggi di maggior pathos. Fate moderne che ballano e cantano a ritmi rock, Rosaspina che mostra il suo diventare una giovane donna con le prime pulsioni amorose e la felicità dell’innamoramento. Ed è qui che si gioca la partita più interessante e coraggiosa: mutuando senza reticenze il messaggio che si può voler bene indistintamente ad un uomo o ad una donna, come accade a Rosaspina che bacia teneramente il principe che si scopre essere una donna come lei. Nessuna sorpresa per i bambini in sala che seguono la storia con grande partecipazione e senza troppo stupore per una tale rivelazione. «È la persona a cui vuole bene», commenta semplicemente uno di loro, e questo basterebbe a far capire che alcuni temi sono ritenuti più delicati e spinosi da adulti ed educatori piuttosto che dai più piccoli.

A Emma Dante il merito di aver trattato in maniera lieve e allegra un tema importante che contribuisce alla costruzione dell’identità di uomini e donne futuri, cercando di smontare uno dei tanti cliché, quello per cui la coppia è formata da un uomo e una donna. La Bella Rosaspina Addormentata è stata la prima tappa di un progetto più ampio di Teatro Arcobaleno: infanzia, teatro ed educazione alle differenze. Promosso da Gender Bender insieme alla Baracca – Testoni Ragazzi di Bologna, Fondazione ERT, Emilia Romagna Teatri, Pubblico Teatro di Casalecchio, Famiglie Arcobaleno e CSGE, Centro Studi sul Genere e l’Educazione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin. Un programma articolato di spettacoli che porrà al centro la cultura delle differenze.

Di tenore molto diverso lo spettacolo Lolita di Babilonia Teatri, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Nabokov. Sulla scena una ragazzina di undici anni, Olga Bercini, che fin dall’inizio afferma di non essere Lolita. È un’adolescente come tante altre che mangia il gelato, canta e balla come un’adulta in un talent show musicale, segue le serie televisive, ha un diario a cui affidare i suoi segreti, alle sue spalle uno schermo su cui scorrono frasi scritte come se fossero messaggi sul cellulare o su facebook. Lolita è una ragazzina che affronta il delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta senza qualcuno accanto che la aiuti a capire e distinguere di chi potersi fidare. Una come tante altre, presa di mira da un uomo maturo che abusa di lei. Nulla è esplicito. Il passaggio più forte è quello in cui Lolita, vestita da donna, con i tacchi, truccata e i seni cresciuti, si sporca di sangue il vestito bianco.

La sua purezza viene violata dallo stupro, evocato, mentre alle sue spalle si legge di come si sia suicidata, impiccandosi insieme al suo cagnolino dopo una crisi bulimica in cui ha divorato un’enorme quantità di cibo. Uno spettacolo forte in cui torna ad essere presente il ruolo diseducativo di alcuni modelli proposti e imposti dalle favole, spesso assimilati come naturali. Passaggio drammatico e ironico al tempo stesso, quello in cui la voce fuori campo si rivolge a Lolita dicendo «sei le bambole, le pentole, i lucida labbra che ti hanno regalato, i cartoni animati che hai guardato, i telefilm che hai visto, sei le fiabe che ti hanno raccontato. Sei Cenerentola, schiava della donna di tuo padre, delle sue perfide figlie, tua unica speranza di riscatto è lui, rischierai la vita per lui, per un ballo con lui, per essere sua ti vestirai in modo elegante, indosserai scomode scarpe di cristallo, rientrerai a mezzanotte da brava bambina, perderai le scarpe per strada da brava ragazzina, ti sottoporrai alla prova di calzata da brava donnina, lui ti sceglierà, il tuo piede, le sue dimensioni, saranno la tua fortuna, la tua gloria, il tuo piede sarà ragione d’amore e di stima per la tua persona. Un principe feticista sarà il tuo futuro…» e ancora «sei Biancaneve, farai da sguattera a un esercito di nani, gli rifarai i letti, gli laverai la casa, gli preparerai la cena, accetterai mele dagli sconosciuti, morderai quella avvelenata, dormirai per ore ed ore, prigioniera di un sonno da cui lui, solo lui, potrà svegliarti, aspetterai che arrivi vestito di azzurro da capo a piedi, scarpe e cappello compresi. Terrai gli occhi chiusi per non vederlo agghindato in quel modo, aspetterai venga a baciarti, sentirai le sue labbra sulle tue, quel bacio darà senso alla tua vita, ti sveglierai…».

Atto d’accusa contro l’idea dominante di donna subalterna, passiva, capace di sentirsi realizzata e felice solo in quanto amata e considerata da un uomo. Gender Bender ha portato in città spettacoli in anteprima come il bellissimo Rocco. A dark full ride di Emio Greco e Pieter C. Scholten, vincitore del premio olandese Swan come migliore produzione di danza del 2012, e Parkin’Son, di Giulio D’Anna che porta in scena il padre, affetto dal morbo di Parkinson, con la sua fisicità rallentata dalla malattia. Oltre alla danza e al teatro tante prime visioni cinematografiche da tutto il mondo, concerti, e incontri letterari curati da Soggettiva come quello con la poeta irlandese Mary Dorcey, la scozzese Jackie Kay, e la fumettista francese Julie Maroh. Un festival che ogni anno porta con sé anche alcune polemiche, nel mirino di questa edizione sono finiti proprio gli spettacoli Lolita, per il fatto di portare in scena un’undicenne, e la Rosaspina di Emma Dante perché accusato di trasmettere ai bambini un messaggio poco adatto. Al di là di questo il festival è un’importante finestra aperta sulle questioni di genere e dell’identità sessuale, temi su cui non si farà mai abbastanza.