Se alla iniziativa di Transform! sulla crisi delle socialdemocrazie i battimani più calorosi sono arrivati all’intervento del delegato sindacale Stefano Garzuglia delle acciaierie speciali di Terni, le tre giornate del gruppo parlamentare della Sinistra europea Gue-Ngl si aprono con un applauso dei 53 eurodeputati agli operai dell’Ast. E’ la riprova della stretta relazione fra i due appuntamenti. Sul piano della difesa del lavoro – di qualità – con i suoi diritti e le sue tutele, e nel simbolico accoglimento di una posizione critica e di denuncia di fronte a un caso da scuola: l’antitrust Ue che impone, e conferma, una posizione per cui Ast non deve passare ai finlandesi di Outukumpu (“abuso di posizione dominante”) che in teoria hanno un piano industriale, ma deve restare all’altra multinazionale Thyssen Krupp, che ha deciso di abbandonare quel settore produttivo.

Nella sessione su precarietà e disoccupazione, Maurizio Landini non c’è perché impegnato nella vertenza Ast. Interviene l’altro dirigente Fiom, Enzo Masini, che come Garzuglia ribadisce la necessità di agire nella dimensione europea. Nell’unico terreno dove può essere bloccata “una competizione che non è più fra il lavoro e il capitale ma fra i lavoratori stessi, per rendere sempre più competitiva la loro impresa”. Un campo di gioco, quello continentale, su cui insiste Emiliano Brancaccio. Pronto a ricordare i moniti degli economisti: “Proseguendo con l’austerity, non ci sarà nessun riequilibrio fra i paesi Ue. Questo dopo sei anni nei quali sei paesi hanno perso in tutto sei milioni di posti di lavoro, e la Germania ne ha guadagnati un milione”.

Tutto accade con l’acquiescenza della grande coalizione popolari-socialisti che nei fatti governa l’Ue, denuncia la capo-delegazione italiana dell’Altra Europa, Eleonora Forenza: “Sono stata all’Ast per dare agli operai la mia solidarietà, e poi a Bruxelles ho ascoltato le loro sacrosante richieste. Sono stati ricevuti da molti eurodeputati italiani che hanno detto di volersi impegnare. Ma mi sembra che questo non si stia traducendo in un’azione concreta”. Per una ragione che la sera prima, nella discussione sulla parabola socialdemocratica affrescata da Fausto Bertinotti attraverso gli ultimi 35 anni, lo spagnolo Manolo Monoreo ha così sintetizzato: “Podemos ha successo perché rompe lo schema ormai fittizio destra-sinistra, in un momento storico che invece chiama a scegliere fra la continuità o la rottura”. Passaggio affinato, guardando alla rappresentazione ufficiale degli eventi, da Lorenzo Zamponi di Act: “La battaglia simulata contro l’austerità ha bisogno di protagonisti che si fronteggino, ma sempre all’interno di un sistema di compatibilità. In Italia addirittura Renzi diventa ‘rivoluzionario’, quando in realtà accetta le politiche dell’Ue. Mentre in Spagna, con Podemos, c’è una forza fuori dal sistema di compatibilità”.

Un sistema, osserva Curzio Maltese nella sessione del Gue-Ngl incentrata sull’impatto della crisi sulla cultura, che si è consolidato anche perché “la sinistra ha inseguito una falsa modernità e ha rinunciato alla vera modernità, non studiando più il tempo presente”. Un tempo in cui, denuncia Salvatore Settis, viene cancellato “il diritto fondamentale alla cultura che è anche il diritto alla qualità della vita. E questo nonostante articoli della Costituzione, ad esempio in Italia come in Portogallo, che tutelano il paesaggio e l’ambiente. Con formulazioni che hanno il loro senso ultimo nella tutela dei diritti delle generazioni future”.