Alla direzione nazionale del Pd, oggi a Roma, Matteo Renzi dovrebbe rivelare il nome del commissario da inviare a Napoli con il lanciafiamme. L’annuncio era arrivato subito dopo il primo turno della comunali con il partito precipitato all’11% e la candidata voluta dal premier e da Matteo Orfini, Valeria Valente, fuori dal ballottaggio. Ma il tono belligerante aveva subito lasciato il passo alle mediazioni della politica: tra Roma e Napoli è cominciata a girare l’ipotesi di un commissario solo per l’area urbana, il segretario provinciale Venanzio Carpentieri (vicino al vicesegretario Lorenzo Guerini) lasciato al suo posto. Dopo le batoste di Roma e Torino, pare che Luca Lotti e Maria Elena Boschi si siano convinti a sacrificare anche Carpentieri. Un’eventualità che provocherebbe uno scontro aperto con i consiglieri regionali Mario Casillo e Lello Topo, artefici delle vittorie dem nell’hinterland partenopeo.

Anche il commissariamento soft innescherebbe uno scontro. Area Riformista chiede un congresso straordinario che ridiscuta la linea del partito, dopo l’alleanza a Napoli con Ala. «Queste elezioni – ha dichiarato Roberto Speranza – hanno rappresentato il funerale del partito della nazione. Il Pd torni a fare il cardine di un nuovo centrosinistra aperto al civismo». Nel campo dei bassoliniani, si sono fatti sentire l’eurodeputato Massimo Paolucci («Non facciamo ridere l’Italia commissariando solo la città di Napoli e lasciando tutto immutato al provinciale e al regionale») e il consigliere regionale Antonio Marciano: «Lo stato di salute del partito e il risultato catastrofico del voto a Napoli impongono scelte dure. Non vorrei che inaugurassimo un nuovo rilevatore della responsabilità politica dei nostri dirigenti fatta per Km di territorio».

Da settimane va avanti il totonomi: il deputato Ernesto Carbone; il senatore milanese Franco Mirabelli, attuale commissario del partito a Caserta; il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto; la deputata casertana Pina Picierno. Ma probabilmente oggi il nome del commissario non sarà fatto. Le vicende nazionali potrebbero consentire a Renzi di prendere tempo per trovare un accordo locale, che per ora non c’è. Tommaso Ederoclite, dimissionario dalla segretaria provinciale, avverte: «Se arrivasse un commissario solo per Napoli sono pronto, con un gruppo di militanti e dirigenti giovani, a costringere il partito a un dibattito vero. Bisogna azzerare il tesseramento, riorganizzare i circoli. Sei, otto mesi di commissariamento per poi andare a congresso. Il Pd a vocazione maggioritaria, che imbarca ceto politico, perde».

Azzeramento delle tessere e commissariamento del provinciale e regionale è la richiesta di Antonio Bassolino. L’ex governatore ha indetto un incontro pubblico per il 4 luglio al cinema Filangieri. Lì lancerà la sua proposta per aggregare, all’interno del partito, un gruppo dirigente che dal Mezzogiorno chiede un cambio di rotta a Renzi: «Sono indispensabili una riflessione di fondo e la rottura del perverso rapporto tra signori delle tessere e protettori nazionali. Per salvare il Pd e ricostruire il centrosinistra».