Quella di ieri per papa Francesco è stata giornata di udienze presidenziali: in mattinata ha ricevuto il paraguayano Horacio Cartes; nel tardo pomeriggio la visita più attesa, quella del russo Vladimir Putin, per la quarta volta in Vaticano, dopo i due incontri con Wojtyla (2000 e 2003) e con Ratzinger (2007). Poco più di mezz’ora per parlare soprattutto di Medio Oriente, anche sulla scia della lettera che Bergoglio scrisse al presidente russo – contrario all’azione armata – alla vigilia del G20 di San Pietroburgo di settembre, in piena crisi siriana, quando il papa chiese ai capi di Stato e di governo con il dito già sul grilletto di abbandonare «ogni vana pretesa di una soluzione militare» contro Damasco.
«È stata sottolineata l’urgenza di far cessare le violenze in Siria e di recare l’assistenza umanitaria necessaria alla popolazione», informa una nota della Santa Sede diramata in serata al termine dell’incontro, ma anche «di favorire iniziative concrete per una soluzione pacifica del conflitto, che privilegi la via negoziale e coinvolga le varie componenti etniche e religiose, riconoscendone l’imprescindibile ruolo nella società». Ma i due hanno affrontato anche altri temi: la vita della comunità cattolica in Russia e i valori non negoziabili, ovvero «la difesa e la promozione dei valori riguardanti la dignità della persona e la tutela della vita umana e della famiglia». E non a caso proprio ieri, poche ore prima di incontrare Bergoglio, Putin ha firmato una legge che vieta la promozione di servizi medici o pratiche tradizionali per abortire. Si tratta, nota l’agenzia russa Ria Novosti, «dell’ultimo sforzo per restringere l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza e tentare di aumentare il tasso di natalità». Nessun cenno sulla situazione del diritti umani in Russia, che però è stata denunciata, fuori dalle mura vaticane, da un gruppo di attivisti di Greenpeace: hanno esposto striscioni con le scritte «Free the Arctic 30» e «Liberate Cristian», ovvero Cristian D’Alessandro, uno dei 30 membri dell’equipaggio della nave ecologista Arctic Sunrise che protestavano contro le esplorazioni petrolifere della Russia nel Mar di Barents. Arrestati a Murmansk a settembre, gli attivisti di Greenpeace rischiano ancora una pena di sette anni di carcere per vandalismo per aver tentato di arrampicarsi sulla piattaforma petrolifera di Gazprom.
In serata Putin ha incontrato Prodi e Napolitano. Annunciata dall’amico Berlusconi anche una cena a Palazzo Grazioli, ma il Cremlino, in tarda serata, ancora non confermava. Oggi il presidente russo sarà a Trieste, con Letta, per il vertice intergovernativo Italia-Russia, dove sono previste altre manifestazioni di protesta promosse da Arcigay e Arcilesbica sui diritti umani.
In mattinata il papa aveva ricevuto il presidente del Paraguay Horacio Cartes, il «Berlusconi guaranì». Presidente di una squadra di calcio, imprenditore con molteplici interessi dalla finanza al tabacco, con presunte collusioni con il narcotraffico e riciclaggio di denaro, dopo il «golpe istituzionale» che nel 2012 ha tolto di mezzo l’ex vescovo «rosso» Fernando Lugo, Cartes è stato eletto presidente ad aprile con il Partito colorado, formazione conservatrice di destra al potere dal 1946 al 2008, compresa la dittatura di Alfredo Stroessner. Nei colloqui, per la Santa sede, «sono stati affrontati temi attinenti alla situazione del Paese e della Regione, come la lotta alla povertà e alla corruzione, la promozione dello sviluppo integrale della persona e rispetto dei diritti umani».