Visioni

La nuova «Tregua» di Cristina Donà

La nuova «Tregua» di Cristina DonàCristina Donà – foto Andrea Aschedamini

Musica La cantautrice nel ventennale dall'uscita, (ri) pubblica il suo primo album riletto con il contributo di giovani artisti come Io e la Tigre, Birth, Il geometra Mangoni

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 26 settembre 2017

Indossare lo stesso abito di venti anni fa ma con nuovi accessori, per un festeggiamento importante di un’artista unica nel panorama italiano. Senza cambiare la propria identità. È –Tregua 1997-2017 Stelle Buone – il «nuovo» album di Cristina Donà, ricco di collaborazioni con giovani artisti come -Io e la Tigre- Birth-Sara Loreni-Chiara Vidonis, Simona Norato-Blindur-Zois-Il geometra Mangoni,La rappresentante di lista-Sherpa: «Mi sono affidata a loro facendo una cernita fra mille artisti incontrati in questi anni – spiega l’artista lombarda, o che mi avevano lasciato dischi, fatto ascoltare la loro musica su internet».

Ma partiamo dagli inizi: «Non pensavo potesse diventare un mestiere, non pensavo di poter scrivere canzoni mie dopo tanti ascolti e cover eseguite dal vivo o in studio. Da li è partito il desiderio di rimanere in contatto con la realtà e restituire quello che la musica mi ha dato reinventandomi ogni volta». Un artista ha sempre: «Bisogno di trovare la propria identità, è difficile ma bellissimo perché mescoliamo musica e parole. Il cinema mi ha decisamente catturato, ci sono tanti riferimenti a film dentro le mie canzoni».

L’influenza del cantautorato straniero è percepibile nelle composizioni di Cristina Donà: «Nulla contro i miei colleghi italiani, ma mi trovo più a mio agio con i modelli d’oltreoceano. Più romanzati se vogliamo, dove si raccontano delle storie. Mi colpivano i testi di Tom Waits, quelli di Bob Dylan». La «tregua» del titolo ha un significato preciso oggi: «È un po’ diversa da allora anche se i principi sono gli stessi. Quell’album era una dedica a Kurt Cobain che si era suicidato da poco. Leggendo le testimonianze sugli ultimi mesi della sua vita, avevo elaborato una mia teoria: quanto gli era successo era dovuto a un esistenza che non gli corrispondeva. Ho un figlio di otto anni e non voglio immaginare il futuro in maniera tragica e cinica, perché sono comunque convinta che l’uomo ha la capacità di poter cambiare le cose solo se lo vuole. Banalmente la tregua che cerco ora è tenere il giusto distacco per qualche ora dai mezzi tecnologici».

Cristina Donà ha da poco compiuto cinquant’anni: «Sarà anche una questione anagrafica, ma sento l’esigenza di rallentare rispetto alla frenesia che mi circonda». Ci sono le buone stelle però, una su tutte: «La musica, certo. Le buone stelle sono tutte quelle canzoni che mi hanno fatto crescere, ma anche gli artisti che hanno riportato e dato vita al mio nuovo progetto. Certo si può apprezzare o meno questa rilettura, però non si può negare la sua vitalità. C’è voglia di sperimentare e – come diceva Gaber, la voglia di provare. I brani sono sicuramente più colorati rispetto all’opera originale che ai tempi era pensata da tre teste: la mia, quella di Manuel Agnelli e di Maurizio Raspante che ha arrangiato con noi i brani. Mi piace l’idea che il passato sia rivisto in funzione del futuro perché è ciò che manca un po’ in questo contesto storico. Forse la soluzione è tutta qui, non tanto cercare frontiere nuove ma provare a migliorare l’esistente».

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