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La nostra lotta ai privilegi romani

La nostra lotta ai privilegi romaniIgnazio Marino

La crisi e alcune scelte di questa amministrazione hanno determinato la fine di un paradigma che per anni ha regolato lo sviluppo di questa città. Roma, da luglio 2013, ha […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 25 aprile 2014

La crisi e alcune scelte di questa amministrazione hanno determinato la fine di un paradigma che per anni ha regolato lo sviluppo di questa città. Roma, da luglio 2013, ha intrapreso un percorso di cambiamento che non si arresterà. In questo processo, uno dei tasselli più importanti è stato la chiusura di Malagrotta, la più grande discarica d’Europa, una bomba ecologica, pericolosamente tenuta aperta dal 2007 al 2013 nonostante la procedura d’infrazione europea. Una decisione che la nuova amministrazione ha preso in poche settimane, prima dell’inchiesta giudiziaria che ha portato alla luce l’esistenza di un sistema di malaffare che per decenni pare abbia governato, nell’interesse di pochi e non della collettività, le politiche dei rifiuti a Roma.

Questa stessa amministrazione ha scritto la parola fine su una delle speculazioni edilizie più significative degli ultimi anni, bloccando alcune delibere che la Giunta Alemanno aveva voluto approvare poco prima della fine del mandato. Lo abbiamo fatto nel pieno rispetto dell’impegno che ho assunto con i cittadini con le parole d’ordine ‘basta cemento nell’Agro romano’. Abbiamo inoltre ribadito che l’acqua è di tutti e che Acea dovrà restare in mani pubbliche. Non solo. In questi mesi siamo impegnati nel rendere più efficiente una delle multiutility più importanti del Paese, tenendo finalmente presente la qualità dei servizi ai cittadini. Queste decisioni non sono state senza conseguenze. Alcuni poteri economici, nella città che cambia, hanno dichiarato apertamente di essere all’opposizione.

Mi sorprende, dunque Sandro, che tu non lo abbia rilevato. Tu che per anni hai raccontato, descritto e amministrato questa nostra città. Non siamo alla fine del ciclo del centrosinistra romano, ma all’inizio di una fase nuova che sarebbe errato analizzare con strumenti obsoleti. Dobbiamo evitare di ammalarci di politicismo. La coalizione che governa Roma è quella che si è presentata agli elettori. Con un Pd desideroso di alimentare il cambiamento, Sel ben rappresentata in giunta dal vice sindaco, dal Centro Democratico e da una Lista Civica che si è fortemente affermata proprio sul tema del cambiamento. Le uniche larghe intese in campo sono quelle con tutte le forze politiche e sociali che vogliono partecipare a questo cambiamento. Non mi sono sottratto mai al confronto con tutti coloro che si sono posti in un’ottica costruttiva, da Alfio Marchini al M5S, fino a quei movimenti per la casa che ho più volte incontrato sin dall’inizio del mio mandato e con i quali abbiamo provato a creare, non senza difficoltà, un canale di confronto. L’alleanza con i cittadini è un elemento cardine. Ma il dialogo, caro Sandro, non si costituisce tentando di mettere l’amministrazione con le spalle al muro. Farlo significa non aver compreso l’entità e la natura della contesa in corso.

In queste ore siamo alle prese con il nostro primo bilancio di previsione, dopo aver messo in sicurezza i conti del 2013 che erano franati a causa del disavanzo di 816 milioni di euro lasciato in eredità dalla Giunta Alemanno. Ora guardiamo avanti. Il rapporto con il Governo è di dialogo rigoroso, ma i problemi strutturali sono ancora molti. Nessun commissariamento, ma l’avvio di un confronto severo che è mancato per anni anche sui vincoli finanziari, come quelli del Patto di Stabilità che impediscono la costruzione di adeguate politiche di sviluppo. La città trovata in eredità versava in condizioni drammatiche. La collaborazione con l’assessore al Bilancio è terminata perché vi era rispetto ma non una convergenza di vedute. Siamo convinti infatti che, dopo gli anni di Parentopoli, serva un documento economico che ridia respiro e prospettive alla città, a partire dalle fasce sociali più deboli. Lo faremo anche contrastando gli sprechi e le inefficienze. A breve taglieremo 30 società comunali di secondo livello e di nessuna utilità per la città. Stop dunque a decine di consigli di amministrazione inutili e a stipendi faraonici, molti dei quali li abbiamo già cancellati all’inizio del mandato.

Stiamo lavorando proprio per dare respiro ai municipi, garantire i servizi sociali, dare vita a un serio piano di manutenzione stradale, rilanciare la cultura, a partire dalla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio storico e archeologico. Sì, riparare il tetto di una scuola o assistere un anziano fragile è per noi una priorità. E’ quello che fa, e dovrebbe sempre fare, un’amministrazione solidale. Significa o no essere di sinistra? Rompere i privilegi consolidati e paludati è o no di sinistra?

* sindaco di Roma

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