«Ci appelliamo con fiducia perché venga subito indicato un porto sicuro. Abbiamo a bordo 166 persone, tra cui 12 minori sotto i cinque anni e uno di nove mesi». L’appello a risolvere con celerità la situazione della nave umanitaria ResQ è stato lanciato ieri dall’ex magistrato Gherardo Colombo e dal giornalista Luciano Scalettari. Sono rispettivamente il presidente onorario e il presidente di «ResQ – People saving people», la neonata organizzazione italiana di soccorso in mare che è alla sua prima missione nel Mediterraneo centrale. Nei giorni scorsi ha realizzato quattro interventi e ora attende che il Viminale indichi un porto di sbarco. Nel pomeriggio di ieri la nave ha puntato la prua verso la costa orientale della Sicilia, per trovare riparo nel tratto di mare tra Siracusa e Capo Passero dal vento e dalle onde in aumento. Fino a ieri sera dalle autorità italiane non era arrivata nessuna indicazione.

«È URGENTE che il porto venga assegnato, i naufraghi hanno diritto di scendere a terra il prima possibile e le navi di sbarcarli e riprendere la rotta. Se queste persone fossero bianche il problema neanche si porrebbe, i ritardi riguardano solo le imbarcazioni delle Ong che salvano i migranti», denuncia Cecilia Strada, portavoce di ResQ a bordo della nave. Le persone sono esauste dal viaggio e dagli abusi subiti in Libia, tra violenze e stupri. Tutte partite dal paese nordafricano, sono originarie soprattutto di Marocco, Costa d’Avorio, Camerun, Guinea Conakry. Sul ponte le alte temperature dei giorni scorsi e il vento registrato ieri rendono più difficile la permanenza e complicano il lavoro dell’equipaggio. Marco Furfaro, della direzione nazionale Pd, e Giuliano Pisapia, europarlamente di centro-sinistra e già sindaco di Milano, hanno rilanciato la richiesta di assegnare il porto «in tempi brevi».

CIRCA 180 MIGLIA NAUTICHE a sud-est, tra le isole tunisine di Kerkennah e Lampedusa, naviga invece la Geo Barents, di Medici Senza Frontiere. Nella notte tra domenica e lunedì ha tratto in salvo 189 persone da una barca in legno col doppio fondo e nel pomeriggio di ieri altre 46 da un barchino sovraffollato. Al momento sulla nave che batte bandiera norvegese si trovano 260 naufraghi. «Mi aspetto che i ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e degli Esteri Luigi Di Maio si diano una mossa e chiamino Oslo: l’Italia non è il campo profughi d’Europa», ha affermato Matteo Salvini. Il leader leghista ha anche menzionato i numeri dei migranti sbarcati in Italia nel corso di quest’anno: 34.455. Se paragonati con il biennio precedente segnano un netto aumento (erano stati complessivamente 34.154 nel 2020 e 11.471 nel 2019), ma in termini assoluti si tratta di cifre contenute che non dovrebbero destare allarme. Basti pensare che nel periodo 2014-2017 la media degli arrivi via mare è stata di oltre 156mila persone ogni anno.

LE PRINCIPALI organizzazioni internazionali, come l’Unhcr e l’Oim, hanno sottolineato a più riprese che non esiste un’emergenza sbarchi, ma un’emergenza umanitaria per i morti in mare, le persone detenute nei centri libici e quelle che vengono intercettate dalla sedicente «guardia costiera» di Tripoli e riportate a terra con la forza. Questa sorte è toccata a ben 1.788 uomini, donne e bambini solo tra l’8 e il 14 agosto (dati Oim). Dall’inizio di quest’anno 22.045 migranti sono stati catturati mentre cercavano di fuggire dalla Libia e poi arrestati una volta giunti a terra: lasciare il paese in modo irregolare è un reato punito con la prigionia. In tutto il 2020 erano stati 11.891.

INTANTO CONTINUANO anche gli sbarchi autonomi: ieri cinque hanno riguardato l’isola di Lampedusa (per un totale di 67 cittadini tunisini), mentre tra domenica e lunedì ce ne sono stati due tra Sardegna e Puglia. Qui un veliero avvistato al largo di Santa Maria di Leuca è stato fatto approdare a Gallipoli. Trasportava 62 persone di origine asiatica, tra loro bambini e tre donne incinte.