In copertina un possente ritratto equestre di Toussaint Louverture con la spada sguainata; l’eroe della rivoluzione di Santo Domingo spicca sullo sfondo rosso del volume Bordeaux au XVIIIe siècle. Le commerce atlantique et l’esclavage (Le Festin/Musée d’Aquitaine; pp.205, testo in inglese e francese, euro 24). Il volume collettivo (prefazione di Alain Juppé, contributi di François Hubert, Christian Block e Jacques de Cauna) è il «corrispondente librario» delle suggestive e multimediali sale che l’importante museo di Bordeaux ha dedicato alla tratta degli schiavi, sale inserite dal 2009 nell’esposizione permanente della dinamica struttura culturale che documenta la storia della città portuale intrecciandola a quella dell’Europa e del mondo.

Il sindaco Juppé cita nella prefazione («Un message de vérité et d’humanisme») il Museo Internazionale della Schiavitù di Liverpool a cui le sale bordolesi si ispirano, giungendo alla loro realizzazione (e al relativo, documentato e prezioso catalogo) dopo un itinerario tutto transalpino. È stata, infatti, la Francia con una legge del 10 maggio 2001 la prima nazione a riconoscere la schiavitù e la tratta dei Neri come un crimine contro l’umanità e a prevedere una «journée nationale de commémoration des mémoires, de la Traite négrière, de l’esclavage et de leurs abolitions»; nel 2004 un decreto ha poi istituito il «Comité pour la mémoire de l’esclavage» (divenuto nel 2009 comitato per la memoria e la storia dello schiavismo). Il libro – ricco e curato nella sua veste grafica come nell’apparato iconografico, vero e proprio saggio «visivo» – è articolato in cinque capitoli: Bordeaux au XVIIIe siècle; Bordeaux porte océane: commerce en droiture et Traite des Noirs; Saint-Domingue, l’Eldorado des Aquitains; Révolutions, abolitions, «héritages», «Mémoires et histoire».

La lettura dei ben documentati saggi porta alla scoperta di informazioni in grado di cambiare una percezione generica (o «mitica») della tratta. I porti con la maggiore «attività negriera» sono stati Liverpool (4894 spedizioni), Londra (2704), Bristol (2064), Nantes (1714), Bordeaux, La Rochelle e Le Havre-Rouen (400 – 500). La capitale dell’Aquitania tra il 1672 ed il 1837 ha deportato circa 150.000 schiavi, spingendosi nella caccia fino al Mozambico e trasportando la sua merce umana – attraverso il middle passage – soprattutto nelle Antille, a Santo Domingo.

Di estremo valore le pagine sulle condizioni di vita degli schiavi nell’isola caraibica, quelle sulla rivoluzione e le varie abolizioni della schiavitù. Non manca un breve saggio dove si parla dell’influenza a New Orleans dei francesi e degli afroantillani provenienti da Santo Domingo, saggio in cui si citano pianisti e compositori come Louis Moreau Gottschalk, Jelly Roll Morton, Roy Brown, affermando che «questa musica popolare di portata universale non è né nera né bianca, ma atlantic

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