Delle politiche sulla migrazione nel nostro paese si può dire solo questo: sono stupide e irresponsabili. La migrazione è un fenomeno fisiologico della vita nel mondo. Il paese più potente, gli Stati Uniti, è stato costruito, in tempi piuttosto recenti, da migranti (a spese degli indigeni). La storia dell’Europa, molto più antica, è ugualmente fondata sulle migrazioni. L’umanità avrà un futuro di mescolanze di caratteri somatici, di religioni e di culture o non l’avrà.

Pretendere di fermare i flussi migratori, è come voler fermare la circolazione del sangue in un organismo umano. Immaginare che le parti che lo compongono possano avere vita a sé stante, separata. Della migrazione ci interessano gli aspetti patologici, prevalentemente per creare un «cordone sanitario» nei loro confronti. Assente un discorso preventivo per eliminare le cause, ne fa le veci la proposta strumentale di far stare bene i migranti a casa loro. Il trionfo della cecità, alleata dell’ipocrisia.

I flussi migratori turbolenti, largamente catastrofici, a cui assistiamo, sono il risultato della persistente politica di colonizzazione del mondo da parte dell’Occidente, in mille forme più penetranti delle occupazioni territoriali. Ultimo atto le guerre di “democratizzazione” nel mondo arabo prodotte dall’agire compulsivo degli occidentali, dettato da una sola necessità: il controllo dell’angoscia di perdere la loro condizione privilegiata di dominatori.

Prendere cura dei migranti in casa loro, che non esiste più, e la terra si è aperta sotto i loro piedi, è come affrontare una polmonite, prescrivendo una prevenzione delle infezioni. Nessun medico sano di mente lo farebbe, ma i nostri brillanti politici erano solo apprendisti stregoni che hanno aperto la strada a Salvini. Quest’ultimo mente agli italiani. Sa che i disperati intrappolati nel mare, o nei lager libici, sono piccola cosa rispetto ai migranti che entrano per strade più tranquille nel nostro paese. Che l’economia del paese ha forte bisogno della migrazione. Che espellere i clandestini è tecnicamente impossibile, che il numero degli italiani che lasciano ogni anno l’Italia supera largamente il numero degli stranieri che vi entrano. Che chi lascia il paese e più “formato” di chi arriva.

Una politica saggia consiglierebbe un’accoglienza che valorizzi i nuovi arrivati che si preoccupi della loro formazione e del loro utile inserimento nella nostra vita. Salvini non è saggio, è solo un mentitore. Siccome la menzogna che compiace le nostre ansie e il narcisismo mortifero che fa loro da traino, è più remunerativa per chi la dispensa della difficile verità, che ci obbliga a svegliarsi dall’illusione della “dolce vita”, bisognerebbe, si dice, fermarla.

Fanno la voce più grossa in questo appello alla battaglia contro il barbaro che offende la nostra civile città, gli opinionisti mediatici che gli hanno aperto la porta. Ripetendo ossessivamente che l’unico governo possibile dopo le ultime elezioni dovesse essere quello tra la Lega e il M5S, hanno spinto Salvini al potere e al, del tutto prevedibile, raddoppio del suoi consensi. Hanno favorito la confusione tra due elettorati uniti in una protesta non costruttiva, ma eterogenei e con atteggiamento diverso nei confronti dei migranti.

Se la stregoneria politica non andasse di moda, anche tra gli “antipopulisti” ferventi, non avremmo smarrito la lezione storica che la democrazia si regge sull’alleanza tra i ceti medi colti e libertari e i lavoratori. Quanto più i primi si indeboliscono e i secondi diventano diseredati, tanto più questa alleanza va difesa. I migranti sono suoi amici, è bene ricordarlo.