Le scosse di assestamento nel processo di ristrutturazione del Movimento 5 Stelle convergono nei corridoi dei due rami del parlamento. I palazzi che Beppe Grillo voleva aprire come una scatoletta di tonno per restituire una quale forma di protagonismo ai cittadini diventano la sede della resa dei conti, il luogo in cui a porte chiuse si chiamano a consesso gli eletti, coloro i quali prima ancora degli iscritti hanno voce in capitolo sulla nuova fase.

ECCO ALLORA che questo pomeriggio l’Elevato si presenterà a parlare con deputati e senatori. Per lo stesso motivo, nel pomeriggio di ieri, Giuseppe Conte è andato dai senatori del Movimento 5 Stelle. In seguito vedrà anche i deputati, per rassicurarli sullo stato dello scontro col il fondatore del M5S. «Non c’è nessuna rottura – giura – Non si tratta di ricucire perché non abbiamo mai rotto. Il dialogo c’è ed è continuo, spero di vedere presto Grillo». L’occasione potrebbe essere oggi stesso, in occasione della visita romana di quest’ultimo.

NON TUTTO SEMBRA chiarito tra i due. Anche se Conte a chi gli chiede se ha pronto un piano B nel caso dovesse rompere con Grillo risponde citando una vecchia trasmissione del comico genovese: «Ve lo do io il partito» . L’ex presidente del consiglio assicura che la sintesi verrà trovata e fornisce alcuni dettagli sulla struttura del suo M5S. A partire dalla divisione delle competenze tra gli organismi interni. Ci sarà un consiglio nazionale, ma ancora è da vedere come sarà composto e quanti poteri di nomina avranno i due contendenti. E poi le differenti sfere della gestione della macchina grillina: gli organi di indirizzo politico, quelli che hanno funzioni di garanzia e il settore che Conte definisce «amministrativo».

I FATTI DI QUESTI GIORNI rendono evidente una volta per tutte che il M5S attuale è una bizzarra creatura partitica a trazione parlamentare: il pallino dei rapporti di forza è in capo ai gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama. Il che spiega come mai la questione del tetto dei due mandati sia divenuta l’ossessione del processo rifondativo,il tema in grado di dividere. Gli iscritti, almeno, dovrebbero avere il ruolo di ratificare le decisioni francamente prese in queste settimane. Sul coinvolgimento della base si apre un nuovo capitolo nella lunga storia dei problemi legali del M5S. Pare infatti che alcuni pentastellati, tra i quali non mancherebbero consiglieri regionali e parlamentari, avrebbe già il colpo del ricorso pronto in canna: tutto ruoterebbe attorno a una diffida nei confronti dell’Associazione denominata «Movimento 5 Stelle» dall’effettuare la votazione sullo nuovo statuto su una piattaforma diversa da Rousseau, che è quella prevista dall’attuale statuto.

L’ALTRO BUG LEGALE, ed è questione che si intreccia con le problematiche tecniche del partito digitale, ha a che fare con l’uso dei dati degli iscritti, consegnati da Casaleggio dopo che il pronunciamento del Garante per la privacy ne ha chiarito la titolarità. Il problema è che il M5S ha in custodia il database da diciotto giorni e cominciano essere troppi: dal 5 giugno scorso gli iscritti non hanno modo di accedere al proprio profilo utente per cancellarsi o confermare la propria adesione. Il fatto che questa impossibilità di gestire i profili da parte di ogni membro non sia più legata ai tempi tecnici della migrazione dei dati ma alle scelte dei responsabili attuali del M5S, o magari alla loro impotenza, aprirebbe spiragli concreti per ricorsi ulteriori. Il rischio dei quali sarebbe al centro delle tensioni tra Conte e Grillo, perché il fondatore chiede di mantenere la sua carica di garante del M5S ma rivendica anche garanzie giuridiche: non vuole che le grane legali finiscano in capo a lui, in quanto proprietario del marchio.

COL PRECEDENTE statuto Rousseau accantonava risorse in modo da evitare che il garante dovesse rispondere di tasca sua di fronte ai contenziosi. Grillo, a questo punto, intende conservare le sue prerogative di custode del M5S e al tempo stesso avere l’ultima parola sulla composizione della squadra di Conte. I parlamentari li attendono al varco.