Il centro del campo profughi di Deir Al Balah, nella striscia di Gaza, domenica si è riempito di parenti, amici e conoscenti per i funerali dei fratelli Mahmoud e Hassan al Zaazou, i due giovani pescatori uccisi venerdì da raffiche sparate da motovedette egiziane. Con la loro imbarcazione erano entrati per un breve tratto nelle acque territoriali egiziane, per errore o forse alla ricerca di una pesca più abbondante e garantire un sostentamento più adeguato alla famiglia. La vita dei pescatori palestinesi è dura. I limiti imposti da Israele all’area di pesca – tre miglia dalla costa di Gaza – hanno spinto giù a livelli insostenibili un settore che un tempo dava da vivere a migliaia di famiglie palestinesi mentre oggi genera solo disoccupazione e miseria.

 

Entrare nelle acque territoriali egiziane, sia pure con intenzioni pacifiche e per poche centinaia di metri, deve essere considerato un “crimine” molto grave per il Cairo, punibile subito con la morte. Le unità navali egiziane infatti hanno fatto subito fuoco a volontà sull’imbarcazione da pesca palestinese quando, per motivi ancora da accertare, i fratelli al Zaazou non hanno risposto all’ordine di fermarsi. Come sono andate le cose potrebbe chiarirlo Yasser, il terzo fratello a bordo. Ma è stato ferito e subito detenuto dalle autorità egiziane. Quindi non può riferire la sua versione dell’accaduto.

 

«Cosa hanno fatto i miei figli per meritare la morte? I miei figli erano solo dei pescatori e volevano aiutare le loro famiglie. Gli egiziani hanno ucciso loro e i loro sogni. Non hanno ucciso solo i miei figli, hanno ucciso tutta la famiglia, Deir al Balah e i suoi pescatori», ripeteva in lacrime domenica Umm Nidal, la madre dei giovani uccisi. La donna ha implorato gli egiziani di rimandare a casa il figlio ferito, Yasser. Gli amici di Mahmoud e Hassan hanno ricordato, durante il rito funebre, che i due giovani l’anno scorso avevano salvato la vita a sei pescatori egiziani portati da una violenta tempesta davanti a Deir al Balah. Altri, tra rabbia e dolore, hanno notato che «l’Egitto si comporta con i palestinesi come e peggio di Israele e non come un paese fratello».

 

Non è stata la prima volta che le forze armate egiziane prendono di mira i pescatori di Gaza. Dal 2015 a oggi almeno altri quattro palestinesi sono stati uccisi per presunta violazione delle acque territoriali egiziane. Il Cairo non ha commentato in alcun modo le uccisioni di venerdì.