Qui al cohousing pensiamo ad un viaggio per celebrare la giornata mondiale della Terra, il 22 Aprile, la più grande manifestazione ambientale del pianeta che sancisce la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra.

Abbiamo raccolto mappe e sogni di luoghi inauditi del pianeta. Il Pier, esperto di cartografia, dice che le mappe sono il mondo, e noi siamo mappe.

Ricordo, da piccola a scuola, la carta geografica dell’Italia, il grande mappamondo che papà aveva postato in salotto e, al liceo, l’atlante della carta dell’Europa.

Adulta, ho risolto l’ignoranza sulle mappe con il pensiero di G. Bateson, per cui “la mappa non è il territorio”, dunque per me trascurabile.

Non è il territorio, è molto di più. È sfida alla conoscenza e alla fantasia, possibilità e realtà, racconto e bugia sul mondo.

Segna differenze, unioni e confini per i quali si è sparso il sangue delle guerre. Siamo partiti davvero, come da ragazzi, con zaino, tendina, bussola e mappa: un viaggio per boschi e sentieri della Serra dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, il più grande rilievo morenico di origine glaciale d’Europa, dietro casa.

È quando ci siamo persi, che la mappa è diventata la nostra speranza, incertezza, scelta. “Siamo qui?”, “costeggiamo questa linea”, “scende il buio”. Ci accampiamo per la notte: cena e mappe. Pier ci parla di Tim Marshall, giornalista anglosassone, inviato di guerra in molti paesi.

Nel suo ultimo libro: “Le 10 mappe che spiegano il mondo” (MI. 2017), con riflessioni geopolitiche, spiega come il territorio in cui si vive influenzi vicende politiche, sviluppo dei popoli e scelte, trascurate nei libri di storia.

Così India e Cina, potenze mondiali, non si sarebbero mai scontrate con grandi guerre, tolto scaramucce, perché il lungo confine che le separa è la catena montuosa dell’Himalaya, la più alta del mondo, che rende impossibile il passaggio di grosse colonne mobilizzate.

In Russia, il clima gelido dell’Artico la limiterebbe nell’ essere potenza mondiale. Per la Cina è un limite la mancanza di una marina globale. Gli Stati Uniti, con accorte strategie di espansione, è una potenza che domina 2 oceani, e l’Europa insegna cosa possono fare pianure e fiumi navigabili per collegare regioni e sviluppare cultura.

L’idea è che la geografia, e dunque la natura, sia fattore decisivo nel corso della storia umana, ma con lo sviluppo tecnologico le cose possono cambiare: con internet il controllo dei cieli ha cambiato le regole.

Dopo una notte di magia di bosco e freddo, riprendiamo il cammino. È solo con il GPS satellitare di Carlo che riusciamo, a fine mattinata, purtroppo e per fortuna, a tornare a casa.